Marcegaglia: “Per uscire dalla crisi bisogna avere un aumento del Pil di almeno il 2% l’anno”

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«Cosa chiediamo alla politica? C’è una certa stanchezza nel dirlo, perchè sono cose che chiediamo da tempo», dice Emma Marcegaglia, nel corso dell’assise di Confindustria Toscana tenutosi ieri a Viareggio. Per il presidente degli industriali italiani quello di cui avrebbe bisogno il nostro Paese per riprendersi dalla crisi è una crescita del Pil di almeno il 2% l’anno. E dopo un accenno ai dibattiti che si sono imposti sulla scena politica negli ultimi giorni, Emma Marcegaglia sottolinea: «Non ci interessano». Oggi, aggiunge, quello della leader degli industriali è «un ruolo complicato, difficile, che sto cercando di portare avanti in un momento difficile per il Paese», aggiunge, parlando di «problemi complessi, per chi fa impresa e per chi deve governare». Bene la linea del rigore sui conti pubblici. Che «è necessaria», ribadisce Emma Marcegaglia. Che incalza: anche su questo fronte «ci sono risposte chiare e forti che pretendiamo». Nel contesto europeo, dice ancora la presidente degli industriali, «si sta discutendo di un nuovo patto di stabilità per la crescita», e «questo vorrà dire una ancora maggiore sorveglianza su debito e deficit, e noi saremo un sorvegliato speciale per il nostro debito». Emma Marcegaglia ha quindi ribadito alcuni dei punti chiave che gli industriali chiedono al governo di affrontare. Fisco, bisogna «ridurre peso fiscale su chi tiene insieme questo Paese, imprese e lavoratori». Perchè non si «può fare impresa» con una pressione fiscale «che per le aziende può arrivare al 70%». Bisogna andare avanti con la lotta all’evasione, aggiunge, e si può «ragionare sulle rendite finanziarie» Burocrazia e spesa pubblica. Sul modello delle imprese che nell’affrontare la crisi ‘hanno taglio i costi inutili, così «bisogna tagliare la spesa pubblica impoduttiva, e gli enti inutili. Continueremo a essere una voce di denuncia contro chi non fa queste cose» Ricerca: servono «scelte chiare». Il modello è anche in questo caso la Germania, che «taglia spesa pubblica di tutti i tipi per 80 mld euro, ma l’unica voce che non ha tagliato è ricerca, scuola e università. Credo che dobbiamo fare la stessa cosa. Su questo avremo una forte voce, ed il governo deve darci una risposta». Bene la riforma di scuola e università, dove servono «iniezioni di qualità». Gli industriali auspicano «che alla Camera la riforma del ministro Gelmini passi intatta». Serve poi «più mercato e liberalizzazioni», in un Paese dove «c’è una sorta di allergia al mercato, ed anche questo governo sta facendo una politica assolutamente contraria al mercato». L’esempio è il caso delle tariffe minime per gli autotrasportatori, varate in una «una logica di protezione e di chiusura che fa male al mercato, al paese, e alla gente». Energia: avanti con il nucleare. Per la presidente di Confindustria se si vuole lo sviluppo il nucleare «bisogna farlo». Ed il confronto «non va affrontato con le ideologie», serve un «atteggiamento di discussione molto franco, basato sui dati, e non su posizioni a priori». Le infrastrutture: «Eravamo all’avanguardia, ora siamo un fanalino di cosa. Su alcune opere strategiche ci siano i fondi, E se non ci sono bisogna dirlo, non si dicano più bugie. Non possiamo continuare a dire che i soldi ma poi i cantieri non si aprono».