Per quanto riguarda le spese annue per l’asilo nido, le famiglie italiane possono portare in detrazione nella dichiarazione dei redditi, dall’imposta sul reddito delle persone fisiche (Irpef), il 19% su un massimale di spesa pari a 632 euro all’anno per ogni figlio; trattasi, calcolatrice alla mano, di un importo, pari a 120,08 euro, che secondo l’Associazione sfiora il ridicolo visto che le famiglie per mantenere ogni anno un figlio in un nido spendono decisamente di più. Servirebbe, quindi, alzare il tetto massimo della detrazione in modo da agevolare le famiglie che fanno sempre più fatica a far quadrare il bilancio.
Al riguardo, l’Associazione dei Consumatori porta ad esempio il caso virtuoso della Francia, dove la famiglia per il figlio in un asilo nido può fruire di un credito di imposta pari a ben il 50% su un massimale di 2.300 euro e per figli di età inferiore ai sette anni. Nel nostro Paese, invece, come rivela un sondaggio effettuato da Altroconsumo interpellando le mamme, i posti nei nidi sono pochi e sono a peso d’oro, con la conseguenza che dopo la maternità la mamma deve far fronte a non poche difficoltà per poter tornare al lavoro.
Nel dettaglio, Altroconsumo ha interpellato oltre 2.000 mamme con figli di età compresa da 1 a tre anni, rilevando un disagio diffuso per quel che riguarda sia la carenza di posti disponibili, sia il costo troppo elevato che spinge molte neo mamme a neanche provare a cercare un posto in un nido per il proprio figlio.
Il 44% delle mamme intervistate, non a caso, ha messo in evidenza come la retta del nido incida così tanto sul bilancio familiare da causare sofferenza dal punto di vista economico; a conti fatti, quindi, in materia di asili nido, e non solo dal fronte fiscale, si può e si deve fare di più visto che garantire asili nido di qualità al giusto prezzo significa anche sostenere la natalità in un Paese come il nostro dove la popolazione tende sempre di più ad avere una crescente età media.