Il rapporto analizza lo stato di applicazione della normativa comunitaria monitorando il livello e la capacità di adeguamento
La Commissione europea ha pubblicato la XX edizione del Rapporto Internal Market Scoreboard che costituisce il quadro di valutazione del mercato interno. Lo studio analizza lo stato di recepimento e applicazione delle direttive europee e monitora lo stato di integrazione economica dell’Unione. L’edition 2010 (relativa allo scorso anno) riporta e sintetizza i dati relativi all’implementazione dei processi e dei prodotti innovativi nell’ambito della Comunità europea a livello regionale con la finalità di favorire lo sviluppo di politiche di sostegno e supporto a livello locale, attraverso la rilevazione delle performance registrate nel corso del 2009.
Il recepimento delle direttive
Dalle evidenze è possibile desumere una tendenzialità generale verso il tempestivo recepimento delle direttive europee e, dunque, di allineamento del diritto interno alle norme comunitarie del mercato interno, anche se i parametri di efficienza non sono stati ancora pienamente raggiunti.
Le modalità di applicazione pratica, infatti, confermano che il gap esistente tra regioni ad alta performance d’innovazione e quelle più arretrate è assai consistente e, in particolare, che le regioni presentano un quadro complessivo d’innovazione molto complesso rispetto alle realtà nazionali.
In media solo lo 0,7% delle direttive del mercato interno, il cui termine di attuazione è scaduto, non sono attualmente recepite nel diritto nazionale, a fronte dell’1% nel luglio del 2009. Gli Stati membri si trovano, quindi, al di sotto dell’obiettivo dell’1% concordato dai capi di Stato, di cui si prevedeva il raggiungimento entro il 2009.
La graduatoria per Stato
Venti Paesi (Malta per la terza volta in pole position e lo scostamento da 18 a 20) hanno raggiunto l’obiettivo o sono rimasti al di sotto di esso, mentre sono sette quelli che si collocano ancora al di sopra del target. In totale 16 Stati Membri hanno conseguito o eguagliato il miglior risultato in termini assoluti. Si tratta di Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Spagna, Francia, Cipro, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Ungheria, Malta, Portogallo, Romania, Slovacchia, Finlandia e Regno Unito. Gli Stati Membri che non si sono ancora conformati all’obiettivo sono dell’1% del totale sono Austria, Portogallo, Repubblica ceca, Polonia, Italia, Lussemburgo e Grecia. Ad eccezione dell’Austria, però, tutti gli Stati membri sono riusciti, a pianificare il contenimento del proprio deficit. In particolare negli ultimi sei mesi gli Stati membri sono riusciti a portare da 22 a 16 il numero di direttive che presentano un grave ritardo di recepimento.
In diminuzione il numero dei procedimenti d’infrazione
Il numero globale di procedimenti di infrazione è diminuito dell’1,2% rispetto a sei mesi fa. Il maggior numero di infrazioni si registra nei settori imposizione, unione doganale e ambiente. Il vantaggio dell’attivazione di strategie immediate non è settorializzabile, come evidenziato dallo stesso commissario per il mercato interno e i servizi, al mercato interno ma rappresenta il volano per l’economia competitiva della Ue.
Gli auspici della Commissione europea
La Commissione, pur sottolineando un complessivo miglioramento dell’attuazione tempestiva delle regole del mercato interno, chiede agli Stati membri di impegnarsi di più per ridurre i ritardi di recepimento. A oggi, in media, gli Stati membri superano di nove mesi il termine di recepimento fissato. Il problema del recepimento tardivo resta tutt’ora notevole: la Grecia e il Lussemburgo sono i Paesi che, sotto questo aspetto, hanno registrato i peggiori risultati.
L’Italia tra riduzione dei casi di infrazione e durata dei procedimenti
L’Italia (ma anche Repubblica Ceca, Grecia, Lussemburgo e Polonia) si è impegnata attivando una politica di riduzione del numero dei casi d’infrazione a suo carico riducendo anche la durata eccessiva dei procedimenti di conformità alle sentenze della Corte di giustizia (che rappresenta un elemento di criticità diffusa). L’Italia, tra i moderate innovators, si mostra attiva maggiormente in finanza e politiche di sostegno rispetto ai settori relativi a risorse umane, investimenti aziendali e sistema di relazioni e imprenditorialità.
Il dato tendenziale negli Stati membri
Scendendo nel dettaglio dei risultati registrati negli ultimi anni, la crescita più consistente si è avuta nelle risorse umane, con un apporto significativo dalle aree finanza, politiche di sostegno e capacità produttiva. In particolare è cresciuto del 8,8% il numero di laureati in S&E (Science and Engineering) e il numero dei dottorati in SSH (Social Science and Humanities) è aumentato del 22,7%, l’accesso dalla banda larga. La performance nell’area degli investimenti aziendali non è migliorata, mentre nelle aree innovatori ed effetti economici non è stato fatto ancora l’auspicato salto di qualità.
I numeri vanno, comunque, sempre riletti anche alla luce delle analisi di contesto condotte dagli esperti di mercato. In tale prospettiva gli analisti non mancano di rilevare il difetto di adeguatezza delle classificazioni della European Scoreboard per aree economiche come quelle del nostro Paese, il cui assetto produttivo, caratterizzato da una miriade di piccole e medie imprese (Pmi), e gli strutturali ritardi burocratici nella raccolta e sottomissione dei dati rendono difficile definire una quadro esatto della situazione.
Antonina Giordano