Quando si acquista un’obbligazione più è alto è il rendimento offerto, più è alto il rischio, ovverosia quello legato al possibile default dell’emittente. E’ questa la regola generale, e vale anche per la Grecia che in questi ultimi giorni, dopo una fase relativamente tranquilla, è tornata nella bufera con i rendimenti dei titoli di Stato del Paese ellenico, sulla curva decennale, che sono tornati a lambire il livello del 7,5%. E se il rendimento è appetibile, l’investitore deve di conseguenza valutare tutti i rischi del caso visto che il differenziale dei tassi rispetto ai titoli di Stato tedeschi sulle stesse scadenze è balzato al 4% circa. I dubbi che emergono tra gli investitori e gli analisti, come tra l’altro riporta Altroconsumo, sono quelli legati al fatto che, nonostante le rassicurazioni del Governo greco, la situazione del Paese ellenico sia ancora più compromessa rispetto a quella ufficialmente comunicata. La Grecia ufficialmente ha dichiarato e comunicato nei giorni scorsi di avere un deficit al 12,7% rispetto al Pil, ma l’elevato livello dei tassi mette a rischio l’implementazione del piano di risanamento.
Per rifinanziare il proprio debito, infatti, allo stato attuale la Grecia è costretta a rastrellare nuova liquidità a costi altissimi rispetto alla media europea, con la conseguenza di accumulare debiti su debiti. Anche per questo, e sempre in accordo con quanto riporta Altroconsumo, la Grecia potrebbe anche decidere di scommettere sul mercato statunitense per emettere prestiti con interessi da pagare più bassi.
Nella giornata di ieri il Presidente della Banca centrale europea Trichet, dopo il mantenimento dei tassi all’1% da parte della Bce, ha seccamente smentito ogni ipotesi di prendere in considerazione lo scenario di un default per la Grecia. Ma i dubbi rimangono, così come i mercati restano comunque in allerta specie se si considera che tra i Paesi dell’Eurozona in queste ultime settimane non c’è stata unità d’intenti su come risolvere la “questione Grecia”.