La misura dell’occupazione non regolare nelle stime di contabilità nazionale

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L’Istat elabora correntemente le stime sul volume di lavoro coerenti con gli aggregati economici che contribuiscono alla formazione del prodotto interno lordo e diffuse il 1° marzo 2010.

Le stime riguardano l’occupazione espressa in termini di occupati interni, posizioni lavorative e unità di lavoro. Ciascuna delle suddette misure fornisce una diversa informazione del contributo del fattore lavoro al processo di produzione: gli occupati interni rappresentano il numero delle persone fisiche occupate; le posizioni lavorative stimano il numero delle attività svolte da ciascun occupato; le unità di lavoro (ULA) misurano il numero teorico di lavoratori a tempo pieno. In ciascuna delle diverse misure di occupazione è possibile distinguere la componente regolare da quella non regolare.

Sono definite regolari le posizioni lavorative registrate e osservabili sia dalle istituzioni fiscali-contributive sia da quelle statistiche e amministrative. Si dicono non regolari le posizioni lavorative svolte senza il rispetto della normativa vigente in materia fiscale-contributiva, quindi non osservabili direttamente presso le imprese, le istituzioni e le fonti amministrative.

I dati a livello nazionale fino al 2008 sono disponibili in serie storica (dal 1980 le unità di lavoro, dal 1991 gli occupati interni e le posizioni lavorative), con un dettaglio pari a 30 settori di attività economica (corrispondenti alla classificazione NACE-Rev.1.1) e con informazioni distinte per ciascuna posizione nella professione (dipendente e indipendente). Le stime riferite all’ultimo anno sono fornite, invece, per sei macrobranche in quanto la provvisorietà delle fonti informative di base non consente di spingere l’analisi dell’irregolarità del lavoro ad un livello settoriale più ampio.

Fonte: http://www.istat.it/dati/dataset/20100414_00/