Bene l’accordo raggiunto domenica a Bruxelles per il salvataggio dell’euro. Conta soprattutto la decisione della Bce di acquistare titoli di stato sul mercato secondario. Ma non va oltre l’emergenza. I problemi di fondo sono di natura fiscale e non monetaria. Ci vuole un coordinamento delle politiche fiscali più forte a livello europeo con sanzioni politiche per chi non rispetta i patti.
Per risolvere davvero la crisi del debito è necessaria più crescita. Non cambia purtroppo la realtà l’ottimismo fuorviante dei media che presentano il 6 per cento di aumento della produzione industriale dai minimi del marzo 2009 come “ai massimi dal 2006”, quando si tratta invece di una (apprezzabile) tendenza alla risalita dal baratro della crisi e la produzione industriale è ancora sotto del 21 per cento rispetto a prima della crisi.
Per i paesi che ristrutturano il debito ci vorrebbe forse una sorta di “piano Brady”, l’operazione che alla fine degli anni Ottanta ha permesso l’aggiustamento fiscale nei paesi in sofferenza senza soffocare la crescita ed evitando un ripudio totale del debito. Non servirà a restituire credibilità alle agenzie di rating, ma almeno la nuova normativa europea porterà un po’ di regole in questa attività che oggi è nell’occhio del ciclone. Vediamo quali sono gli aspetti-chiave del provvedimento e i due punti più delicati: la disclosure sulle metodologie di valutazione del debito e l’aumento della concorrenza nel settore.
Fonte: http://www.lavoce.info