Cuneo fiscale. In Italia meno pesante per famiglie

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Il carico di tasse e contributi per una coppia monoreddito, con due figli a carico, è sceso al 35,7 per cento
Questa mattina è stata lanciata a Parigi l’edizione 2009 di “Taxing Wages”, la pubblicazione Ocse del Centro delle politiche fiscali e statistiche che stima in maniera dettagliata la pressione fiscale e contributiva a carico del lavoratore dipendente dei Paesi membri dell’Ocse, offrendo un valido strumento di supporto alla formazione e alla valutazione delle politiche fiscali e contributive dei governi.

L’obiettivo del report è la valutazione e la comparazione fra i Paesi membri del cuneo fiscale, vale a dire la variazione tra il costo del lavoro sostenuto dal datore di lavoro e il reddito effettivo percepito dal prestatore d’opera. In pratica, si preoccupa di analizzare la differenza tra quanto pagato dal datore di lavoro e quanto percepito effettivamente dal lavoratore, essendo il restante importo versato al fisco e agli enti di previdenza.

L’edizione annuale computa l’incidenza marginale e media del carico fiscale e contributivo, al netto degli assegni familiari e altri contributi economici statali, di un lavoratore dipendente a tempo pieno del settore privato sulla base della media aritmetica del salario lordo mediamente percepito. Per l’anno 2009, il livello di salario lordo medio annuale in Italia è stato pari a 26.181 Euro o 31.167 Usd Ppp (parità di potere d’acquisto). Il report illustra tali informazioni per otto tipologie di contribuenti che si distinguono per livello di reddito e composizione familiare; inoltre, vengono illustrate sia la variazione registrata nel 2009 rispetto l’anno precedente che l’andamento tra il 2000 e il 2009.

La nuova edizione include inoltre un approfondimento sui “non-tax compulsary payments”, vale a dire quei prelievi coattivi di ricchezza, diversi dall’imposta, che incidono sul costo del lavoro e riducono il salario netto effettivamente percepito annualmente dal lavoratore. Nel caso italiano, questa componente a carico del datore è rappresentata dall’accantonamento per il trattamento di fine rapporto, un fondo di proprietà del lavoratore, che viene erogato al dipendente solo al momento della cessazione del rapporto di lavoro.

Il grafico che segue ordina i Paesi membri sulla base del valore percentuale del cuneo fiscale registrato nel 2009 e illustra essenzialmente il carico fiscale e contributivo relativo a due tipologie di contribuenti: il lavoratore con reddito medio senza figli a carico (rappresentato dalla barra rossa) e la coppia monoreddito con due figli a carico (rappresentata dalla barra nera). I dati sulla pressione fiscale e contributiva dei Paesi membri presentano una varietà sorprendente, eccedendo il 50% in Belgio, Ungheria e Germania e contenendosi al di sotto del 20% in Corea, Nuova Zelanda e Messico. Le stime contenute in Taxing Wages per l’anno 2009 mostrano anche le variazioni subite dal carico fiscale di un lavoratore medio, fra il 2008 e il 2009: questo registra un’oscillazione compresa tra il picco più alto dell’Irlanda, un incremento di 1,54 punti percentuali, e quello più basso della Nuova Zelanda, un decremento di 2,66 punti percentuali. Globalmente, il cuneo fiscale ha subito un incremento in sei Paesi membri e una riduzione negli altri ventiquattro. La pressione fiscale italiana è rimasta sostanzialmente inalterata rispetto l’anno precedente, subendo anzi un lieve decremento.

Infatti, analizzando i dati disponibili per l’Italia, risulta che il carico fiscale complessivo del 2009 per la maggior parte delle categorie di contribuenti analizzate nel Taxing Wages Report non ha subito variazioni di rilievo rispetto il 2008. Nel dettaglio, per un dipendente non sposato con un reddito medio, il cuneo fiscale rimane costante al 46,50% del costo del lavoro. Una coppia monoreddito con due figli con un salario medio ha visto il suo cuneo fiscale ridursi di 0,4 punti percentuali, passando al 35,70% del costo del lavoro. L’incidenza fiscale si è ridotta maggiormente nel caso di genitore non accompagnato con due figli a carico e con un reddito pari al 67% di quello medio; il cuneo fiscale in questo caso si è ridotto di 0,5 punti percentuali, attestandosi al 25% del costo totale del lavoro.

Considerando l’incidenza delle imposte sui redditi e dei contributi previdenziali (sia a carico del lavoratore che del datore) sul costo del lavoro, emerge che l’Italia (nonostante sia tra i Paesi con un elevato cuneo fiscale) impone una pressione che rimane inferiore a quella dei Paesi limitrofi, quali Francia e Germania, nonché del Belgio e dell’Ungheria. D’altra parte, considerando invece la percentuale di salario lordo assorbito da ritenute fiscali e previdenziali a carico del lavoratore, l’Italia migliora ulteriormente la comparazione, posizionandosi dopo Belgio, Germania, Danimarca, Austria, Olanda e Norvegia.

Nell’analisi dell’andamento della pressione fiscale e contributiva fra il 2000 e il 2009, l’Italia ha registrato un forte decremento rispetto la media degli altri paesi Oecd, con particolare riferimento al trattamento fiscale della famiglia.

La buona notizia è che i dati pubblicati dall’Ocse mostrano come le politiche di sostegno alle famiglie italiane abbiano dato i loro risultati positivi in termini di marcata riduzione della pressione fiscale per le categorie di contribuenti rappresentati da famiglie (con figli a carico), a tutti i livelli di reddito. D’altra parte, anche la situazione dei contribuenti single ha subito un miglioramento: un lieve incremento si è registrato solo per i soggetti che percepiscono un reddito più elevato rispetto la media considerata (AW = average wage, reddito medio).

Restringendo la comparazione fra Italia, Francia e Germania, risulta che complessivamente la situazione domestica è più rosea con riferimento a entrambe le categorie di contribuenti, lavoratore dipendente con o senza familiari a carico.
Un’ulteriore considerazione emerge dall’analisi e dalla comparazione dei dati fra Germania e Italia nell’intervallo di tempo 2000-2009. L’Italia ha concentrato gli sforzi maggiori sulla riduzione del cuneo fiscale a favore delle famiglie, mentre la Germania si è vista costretta a intervenire sui lavoratori dipendenti single. Questo dimostra che entrambe i Paesi hanno mostrato la volontà e l’impegno di affrontare le maggiori criticità registrate dai rispettivi sistemi fiscali e contributivi.

Dal rapporto Ocse si evince che l’incidenza marginale del carico fiscale sul salario lordo delle famiglie con figli, in linea con la media degli altri paesi Ocse, si aggira attorno al 39% e risulta costante a tutti i livelli di prelievo come risultato della combinazione della tassazione sui redditi e dei contributi sociali ad aliquota unica a carico del lavoratore. Ciò significa che per ogni euro addizionale di salario lordo che un imprenditore italiano paga al suo dipendente, il 61% è effettivamente percepito dalla famiglia. A questo proposito va ricordata la politica di defiscalizzazione degli straordinari, misura non considerata nel modello Ocse, e che invece deve essere computata in sede di valutazione della presenza nel sistema di un incentivo per il prestatore d’opera a lavorare di più.

Per informazioni più dettagliate è possibile consultare il sito: www.oecd.org/ctp/taxingwages
Pamela Palazzi

Fonte: http://www.nuovofiscooggi.it/attualita/articolo/dallocse-i-dati-sul-cuneo-fiscale-relativo-ai-lavoratori-dipendenti