L’interattività della rete lo aveva promesso fin dall’inizio della storia dell’e-commerce: la possibilità di esprimere e scambiare opinioni avrebbe costretto aziende o venditori online a fare i conti con un rapporto uno a molti.
Mano a mano che il web si è diffuso, gli utenti hanno imparato a utilizzarlo sempre più consapevolmente e nel tempo è divenuta consuetudine rivolgersi alla rete prima di effettuare un acquisto per ottenere opinioni e informazioni da altri pari (ovvero altri consumatori). Un modo per scongiurare, diciamolo senza mezzi termini, *fregature*.
I motori di ricerca hanno certamente giocato un ruolo di primo piano nel facilitare questo approccio, tanto che si parla ormai non solo di e-commerce, ma anche di info-commerce. E quest’ultimo è in genere sempre presente nell’esperienza di acquisto sul web.
A parte qualche trasmissione televisiva – un esempio per tutte, Mi Manda Rai Tre – è la prima volta che il venditore, o l’azienda produttrice, devono affrontare non un singolo consumatore soddisfatto o scontento, ma un passaparola di dimensioni potenzialmente globali, rapido e alla portata di tutti. Una situazione che ha stimolato alcuni e spaventato altri.
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