L’Europa fatica a ritrovare la crescita

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Passata la boa di metà anno, l’Europa deve ammettere di avere grosse difficoltà a replicare la performance del 2009. Nell’ultimo mese (fino al 20 luglio e calcolato in euro) l’indice Msci della regione ha perso poco più del 3,5%, portando a -3,2% l’andamento da inizio anno (nell’intero anno passato aveva guadagnato il 27% circa). Le difficoltà iniziate con la crisi delle obbligazioni greche, del resto, non sono mancate nemmeno nelle settimane scorse. Ad evidenziarle sono state soprattutto le agenzie di rating sui bond.
Il pessimismo di Moody’s e S&P
Moody’s ha abbassato il giudizio sull’Irlanda, portandolo da Aa1 a Aa2, mentre l’outlook resta stabile. L’agenzia di valutazione del rischio di credito ha precisato che i principali motivi alla base del declassamento sono il peggioramento dei parametri di finanza pubblica del Paese e la crescita economica prevista a bassi livelli per i prossimi tre-cinque anni. Così, dopo Grecia e Portogallo, un altro Stato dei Piigs si è visto tagliare il proprio giudizio. La società americana, intanto, ha annunciato di essere pronta ad abbassare il rating della Spagna. S&P, invece, ha rivisto le previsioni sull’Inghilterra che ora sono negative. Le ultime brutte notizie riguardano l’Ungheria. La Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo ha messo in guardia il mercato dal rischio di contagio proveniente da una forte vendita di bond magiari. Budapest, infatti, nonostante la richiesta dei creditori internazionali sembra restia a fare marcia indietro sulla riforma delle finanze pubbliche.
Crescita fiacca
Le speranze di ripresa restano legate alla Germania (la prima economia della zona), dove la produzione industriale ha superato a maggio le stime con un aumento del 2,6% rispetto al +0,9% previsto dagli analisti. Su base annua l’incremento è stato del 12,4%. “Nella migliore delle ipotesi, comunque, la congiuntura europea registrerà una crescita fiacca”, spiega una nota di Morningstar. Il consensus degli economisti dice che alla fine di quest’anno il Pil di Eurolandia farà segnare un +1,1% che salirà a +1,4%.
Si cerca la strada per ridare fiducia
Le autorità monetarie e politiche, intanto, cercano di risolvere la situazione. La Banca centrale europea, da parte sua, continua a pompare liquidità nel sistema finanziario, anche se, ha precisato, meno del previsto. Segno, indicano gli osservatori, che le banche non sono a corto di contanti. La Commissione Ue, nel frattempo, ha dato il via libera alla riforma del Patto di stabilità e di crescita, che rafforza la sorveglianza europea sulle politiche economiche e di bilancio degli Stati membri anche attraverso un nuovo sistema di sanzioni. La proposta prevede in particolare una maggiore vigilanza sul debito, con la possibilità di mettere un Paese in procedura di infrazione se non garantisce un calo adeguato dell’indebitamento pubblico.
Proseguono intanto gli stress test per capire se le banche della regione sono in grado di sopportare le perdite derivanti da una eventuale recessione combinata con le perdite legate ai bond governativi che hanno in portafoglio. Una pratica necessaria, spiegano gli operatori per dare un po’ di fiducia agli investitori.
“La sfida dei Paesi dell’Eurozona consiste nel ridurre i disavanzi attraverso tagli alla spesa e aumenti delle imposte”, spiega un report firmato da Sarah Arkle, direttore degli investimenti di Threadneedle. “In nazioni come la Grecia, ciò impone alla popolazione sacrifici molto pesanti e la preoccupazione più immediata riguarda la stabilità sociale e politica. La fiducia dei consumatori di Eurolandia si manterrà quindi, probabilmente, a livelli modesti”.

Fonte: http://www.morningstar.it/it/news/article.aspx?articleid=90686&refsource=newsletter〈=it-IT