Nell’alveo delle sentenze della Corte di Cassazione in materia di accertamento fiscale, la suprema Corte, con sentenza n. 17408 del 23 luglio 2010, ha stabilito che le bottiglie di acqua minerale consumate dal ristorante – o pizzeria o qualsiasi locanda – possono legittimamente rappresentare da base di accertamento per ricostruire induttivamente il reddito dell’attività. Il consumo di acqua minerale, quindi, può costituire una prova per presunzioni per dimostrare un maggior ricavo di un’impresa di ristorazione. Sempre nella stessa sentenza la Cassazione ha affermato che è legittimo l’accertamento che ricostruisca i ricavi di un ristorante sulla base del numero di tovaglioli utilizzati, “costituendo dato assolutamente normale quello secondo cui, per ciascun pasto, ogni cliente adoperi un solo tovagliolo e rappresentando, quindi, il numero di questi un fatto noto capace, anche di per sè solo, di lasciare ragionevolmente e verosimilmente presumere il numero dei pasti effettivamente consumati (pur dovendosi, del pari, ragionevolmente,sottrarre dal totale i tovaglioli normalmente utilizzati per altri scopi, quali i pasti dei soci e dei dipendenti, l’uso da parte dei camerieri e simili)”. Alla base della motivazione il dato dell’art. 39, comma 1, lett. d) del D.P.R. n. 600 del 1973, il quale stabilisce che “nella prova per presunzioni, la relazione tra il fatto noto e quello ignoto non deve avere carattere di necessità, essendo sufficiente che l’esistenza del fatto da dimostrare derivi come conseguenza del fatto noto alla stregua di canoni di ragionevole probabilità”.
Anita Ottaviano