Norme antimafia, le imprese: “Si sospenda la tracciabilità dei flussi finanziari”

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L’intenzione è buona ma i tempi sono troppo stretti. Le norme antimafia contenute all’interno della legge 136/2010 approvata dal Governo il sei settembre hanno suscitato qualche prevedibile malumore. I primi a contestarla sono Confindustria e Rete Imprese (Confcommercio, Confartigianato, CNA, Casartigiani, Confesercenti) che, in vista del Consiglio dei Ministri di domani ribadiscono “la necessità e l’urgenza – spigano in una nota – di una sospensione temporanea dell’applicazione della norma sulla tracciabilità dei flussi finanziari contenuta nel piano antimafia”. Secondo la legge, infatti, tali misure sono volte ad assicurare la tracciabilità dei flussi finanziari fializzate a prevenire infiltrazioni criminali nei contratti pubblici. Il problema, però, starebbe proprio nella tempistica: quanto disposto andrebbe applicato a tutti quei contratti pubblici sottoscritti successivamente l’entrata in vigore della legge stessa, e quindi dal sette settembre 2010. Tempi troppo stretti per l’aziende che devono metteresi in regola. Da qui la rischiesta di una sospensione. “La sospensione è necessaria – continua la nota – per consentire alle imprese e alle stazioni appaltanti, in tempi ristretti e predeterminati, di porre in essere tutti gli adempimenti richiesti dalla legge e di procedere ai necessari adeguamenti gestionali e contabili. L’entrata in vigore della legge, senza un adeguato periodo transitorio, ha già causato, in via cautelativa, il blocco dei pagamenti delle amministrazioni e della stipula dei nuovi contratti. Le imprese – conclude la nota – ribadiscono che il problema è di natura temporanea e che i contenuti di fondo della norma, volta a impedire infiltrazioni di organizzazioni malavitose, sono assolutamente condivisi”.