Il lavoratore che, in seguito ad un incidente sul lavoro, si infortuna gravemente ha diritto di chiedere ed ottenere un cospicuo risarcimento per sé e per tutta la famiglia. E’ quanto stabilisce la recente sentenza della Cassazione secondo la quale non si può non tenere conto del fatto che danni di questo genere provocano uno sconvolgimento delle abitudini di vita che si ripercuote su tutta la sfera familiare.
Con questa motivazione i giudici della Terza sezione civile con la sentenza n. 19517/2010 hanno confermato il risarcimento di 60mila euro e di 30mila euro per danni non patrimoniali rispettivamente alla moglie e alle due figlie di un dipendente Telecom di Trieste che, in seguito ad un infortunio sul lavoro, aveva riportato una grave invalidità all’80% che investiva anche la sfera sessuale.
I danni non patrimoniali erano stati liquidati dalla Corte di Appello di Trieste nel settembre 2005. Ma I familiari del lavoratore hanno proposto ricorso per Cassazione per vedersi riconoscere anche i danni morali. I giudici di Piazza Cavour hanno però respinto l’ulteriore richiesta risarcitoria pur evidenziando come il danno alla sfera sessuale conseguitao all’infortunio è stato fonte di sconvolgimento delle abitudini di vita in relazione all’esigenza di provvedere ai maturati gravi bisogni del familiare. L’invalidità in generale, poi, rimarca piazza Cavour, ha provocato una corrispondente diminuzione del contributo relazione e di sostegno che a sua volta il familiare può offrire agli altri.