Unicredit e la partita Profumo: gli interessi degli azionisti e quelli dei clienti

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Se dovessi sintetizzare il motivo principale per cui siamo dispiaciuti della fuoriuscita di Profumo da Unicredit direi: questa è una vittoria degli shareholder contro gli stakeholder. Mi spiego meglio. Gli azionisti, gli shareholder, che hanno vinto questa battaglia hanno guardato soprattutto ai loro interessi, sacrosanti dal loro punto di vista e soprattutto tesi a non perdere quote di potere e di controllo all’interno del colosso bancario. Noi, in quanto cittadini consumatori siamo gli stakeholder, non i proprietari ma i portatori di interessi in quanto clienti e utenti del servizio bancario. Forse ci stavamo abituando male, ci piaceva essere presi in considerazione, non quanto gli azionisti, ma sicuramente più che nel passato, nelle scelte della banca.
E Alessandro Profumo è stato uno dei primi, se non il primo, banchiere italiano ed europeo a tenere conto delle esigenze e degli interessi dei cittadini clienti, a guardare non solo dentro casa sua ma alla società nel suo complesso. Non sempre con successo perché il sistema bancario resta ancora lontano dall’essere davvero incentrato sui bisogni dei suoi clienti consumatori, ma comunque ci ha provato, sia attraverso scelte di mercato finalizzate a ridurre il peso dei servizi sui cittadini, sia mediante un dialogo ed una interlocuzione con le associazioni dei cittadini, con la nostra come con moltissime altre, in campi davvero diversi tra loro. Per esempio, è stata la prima Banca che ha, in piena emergenza legata al crack Parmalat, individuato una soluzione per i suoi clienti che non fosse semplicemente quella prevista dalle regole allora vigenti.
Per ben dieci anni inoltre Unicredit ha collaborato con Cittadinanzattiva per aprire opportunità di cambiamento favorevoli al cittadino nelle politiche creditizie. Vorrei ricordare il lavoro comune sull’analisi civica dei contratti bancari, per introdurre modalità di stesura dei testi che tenessero in maggior considerazione la trasparenza, la corretta comunicazione e l’orientamento al cliente. La firma del protocollo d’intesa sulla conciliazione assieme alle altre associazioni dei consumatori è l’ultima delle iniziative assunte in ordine di tempo. Alessandro Profumo ha seguito lo sviluppo della politica sulla responsabilità sociale d’impresa di Cittadinanzattiva, aderendo e partecipando attivamente per anni al Gruppo di Frascati per la cittadinanza d’impresa; ha scritto con Giovanni Moro un libro, Plusvalori, nel quale ci si interroga sulle scelte che una grande azienda deve fare per essere socialmente responsabile e dialogare con i cittadini. Unicredit, sotto la sua direzione, ha collaborato alla crescita di ACN, Active citizenship network, la rete europea di organizzazioni civiche che ha realizzato progetti ed iniziative finalizzate alla crescita della cittadinanza europea e allo sviluppo dell’attivismo civico nei paesi dell’Unione. L’elenco potrebbe continuare, ma è solo esemplificativo di una apertura nei confronti degli stakeholder che oggi anche altri soggetti bancari hanno avviato, ma di cui Profumo è stato uno dei precursori.
Non vorremmo trovarci ora di fronte ad un arretramento che riporti la banca a rapportarsi solo con gli interessi degli azionisti, magari intrecciati con quegli interessi politici, localistici e partitici, che Profumo aveva lasciato fuori dalla porta. Non entriamo nel merito di cambiamenti negli equilibri e degli schieramenti che hanno portato alla esclusione dell’amministratore delegato, né possiamo avere voce in capitolo sui suoi presunti errori, né sappiamo che cosa egli intenda fare in futuro.
Ci auguriamo però che il cambio di vertice non comporti un cambiamento di rotta nella considerazione e nelle scelte nei confronti dei consumatori. Sarebbe un arretramento e una involuzione che non gioverebbe né all’Italia, né a noi cittadini, né alla reputazione complessiva del sistema bancario.

Teresa Petrangolini
Segretario generale di Cittadinanzattiva