I social network rappresentano una realtà veramente consistente del nuovo modo di intendere il web. Facebook, MySpace, LinkedIn e molti altri sono il fulcro principale dell’attività online non solo di giovani, ma anche – ormai – di moltissime aziende. Nell’immaginario collettivo tali reti sociali sono spesso accostate alla perdita di tempo o, al massimo, a pure e semplici attività ludico-ricreative. Abbiamo visto come – in realtà – tali dinamiche possano essere utili per le aziende, per la loro immagine e per nuovi piani di marketing sociale; ma è possibile che i social network siano utilizzabili anche per generare apprendimento? O per essere applicati in contesti scolastici o formativi?
Una recente ricerca (Cantoia & Besana, 2009) effettuata su oltre 300 soggetti ha messo in luce la possibilità di inquadrare tali siti come strumenti che possano davvero rappresentare un utile valore aggiunto per la didattica o per la formazione aziendale, soprattutto in contesti che prevedano la co-costruzione di significati e la cooperazione. Anche le organizzazioni stanno cominciando a comprendere l’importanza di quello che Andrew McAfee chiama “Enterprise 2.0″, cioè ” l’uso in modalità emergente di piattaforme di social software all’interno delle aziende o tra le aziende ed i propri partner e clienti” .
I media sociali, collocati in ambienti aziendali o accademico/educativi, con le opportune modifiche, possono dunque risultare un utile vantaggio per la didattica e per la gestione della conoscenza.
Vediamo ora qualche pratico strumento che permette di spendere nel concreto i concetti che abbiamo illustrato.
Com8s è un applicativo molto interessante che consente – attraverso un’interfaccia simile a quella di Google Wave – di creare delle “classi di apprendimento virtuali”; il sistema consente la creazione di due spazi personali: il Co-Space e il I-Space, il primo consente di condividere file, organizzare agende, calendari, discussioni, riunioni e molto altro; mentre il secondo – come suggerisce il nome – è il proprio spazio personale. L’interfaccia molto semplice, rende pratico l’utilizzo anche senza conoscenze tecniche particolari. Per il momento il sistema è disponibile in portoghese e in inglese, ma non è da escludersi una sua futura localizzazione in italiano.
La Purdue University ha deciso di fare un passo in più, aggiungendo HotSeat alla partecipazione scolastica, permettendo quindi agli studenti di scambiarsi messaggi, informazioni – e conoscenza – sia durante sia dopo le lezioni.
Cambiando impostazione e andando su qualcosa di più specifico, non possiamo non segnalare l’ottimo Livemocha che permette di imparare le lingue sfruttando appunto un’idea sociale: oltre ai comuni esercizi di lettura, produzione, compilazione previsti dai classici programmi per imparare le lingue, prevede anche la possibilità di valutare (e farsi valutare) le traduzioni dagli altri, di chattare e chiedere consiglio a madrelingua e di scambiarsi impressioni sulle espressioni idiomatiche e su quei modi di dire che sarebbe impossibile conoscere se non con un dialogo diretto con chi conosce davvero una lingua. Oltre alle classiche lingue europee sono previsti anche corsi di cinese e di giapponese. Da poco l’interfaccia del programma è stata tradotta anche in italiano.
E per chi, ancora, non si accontentasse, esistono servizi che permettono di creare da zero il proprio ambiente virtuale sociale per l’apprendimento o per la semplice creazione di community. Elgg, ad esempio, consente di creare il proprio social network personale, adatto alle specifiche esigenze delle singole realtà: siano esse educative, sportive o aziendali. Elgg vanta una comunità di supporto, una serie di plugin, un buon grado di personalizzazione e alcuni partner che garantiscono ottimi hosting a prezzi competitivi.
Acanto a tutto questo dobbiamo sottolineare come sia fondamentale tenere in considerazione soprattutto le rappresentazioni – più o meno esplicite – che le persone hanno su un determinato mezzo e come debba essere sempre lo strumento a “piegarsi” alle esigenze dei singoli e non viceversa. Per uscire dai servizi specifici, per esempio, i gruppi su LinkedIn rappresentano ottimi servizi di scambio e gestione della conoscenza all’interno delle aziende e tra professionisti di settori differenti.
Alla luce anche di recenti ricerche sarebbe realmente e concretamente possibile sperimentare i social network nella didattica – e a differenti livelli – a patto però che essi non vengano intesi come semplici strumenti di formazione a distanza che, inseriti in un determinato contesto, favoriscano in modo automatico l’apprendimento e la gestione della conoscenza da parte dei soggetti.
Accanto al discorso tecnologico, approfondito in questa sede, è sempre necessario tenere presente le dimensioni personali, sociali e culturali dell’apprendimento e dei processi che s’innescano con l’introduzione di una nuova tecnologia. Personalmente sono dell’opinione che si debba prestare grande attenzione al social network learning, perché le dinamiche che stanno mutando i contesti nei quali viviamo, studiamo, lavoriamo e giochiamo non sono più trascurabili ormai.
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