Infortuni sul lavoro: in caso di imprudenza la responsabilità è del lavoratore o del datore di lavoro?

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Con la sentenza n. 19280 la Suprema Corte (suffragata dalle precedenti decisioni della Corte di Cassazione nn. 19494 e 22818 del 2009) analizza le responsabilità del datore di lavoro e quelle del lavoratore nei casi di infortunio sul luogo di lavoro. Contestando le motivazioni addotte nel precedente grado dal datore, che imputava buona parte delle responsabilità al comportamento poco attento e avventato dell’infortunato, la Corte giudica invece che, sebbene sia da ammettersi che un comportamento accorto, diligente, esperto e responsabile da parte del lavoratore sia in grado di evitare incidenti, una condizione di lavoro in cantiere che permetta l’adozione di comportamenti adeguati non è quasi mai favorita, prevalendo invece l’inesperienza, la fretta, a volte l’ignoranza, la stanchezza e l’inconsapevolezza del pericolo. La responsabilità datoriale si pone comunque come centrale in caso di mancata adozione delle protezioni di legge: le norme che regolano la prevenzione degli infortuni sul lavoro hanno lo scopo di tutelare il lavoratore non solo dagli incidenti derivanti dalla sua disattenzione, ma anche da quelli ascrivibili a sua imperizia, negligenza ed imprudenza. Si rende indispensabile quindi, con l’adozione di tale misure, il conseguente controllo della loro osservazione. Il fatto che il lavoratore osservi solo in parte tali prescrizioni non esime il datore di lavoro dalle responsabilità derivanti, tranne che nei casi in cui il dipendente adotti un comportamento abnorme, inopinabile ed esorbitante in relazione al tipo di lavoro da svolgere e alle direttive ricevute.

Fonte: Studio Cataldi