Tessera del tifoso: prende la parola il Garante della Privacy

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Anche il Garante della Privacy interviene sull’innovazione più importante, ma anche più controversa, introdotta da quest’anno nel calcio professionistico: la tessera del tifoso. E così dopo i massimi dirigenti del mondo del calcio, i giocatori, e soprattutto i tifosi, illustri e non, è la volta del Garante che vuole vederci più chiaro. Tre i punti presi in esame dall’organo di tutela del cittadino: a) il trattamento dei dati personali; b) la tecnologia inserita nel microchip di cui è dotato la tessera; c) l’obbligo di acquistare una carta prepagata per ottenere la scheda stessa. Ma innanzitutto, cos’è la tessera del tifoso? Introdotta per la prima volta nella stagione in corso, è stata ideata dal Ministero dell’Interno in collaborazione con la Polizia di Stato ed è stata “proposta” alle società calcistiche professionistiche. Dalla serie A alla Lega Pro, per intenderci. Più che proposta in realtà la tessera è stata fortemente caldeggiata alle società e quasi tutte hanno preferito aderire all’iniziativa piuttosto che restarne fuori. Anche perché si sa che è meglio stare dalla parte del padrone che dall’altra. Troppo forte il timore di eventuali future ritorsioni. Così le società professionistiche le hanno “proposte” ai propri sostenitori, tifosi e ultras, come strumento di fidelizzazione alla squadra. E le tessere sono divenute obbligatorie per poter sottoscrivere gli abbonamenti e per poter seguire la propria squadra in trasferta nel settore riservato agli ospiti. Dietro le card plastificate dotate di microchip a tecnologia RFID, che permette anche il rilevamento a distanza dei dati del proprietario della tessera, vi sarebbe in realtà un sistema di banche dati che raccolgono le informazioni che chi sottoscrive la tessera fornisce. Non solo. La tessera funge anche da carta di credito ricaricabile e dunque può essere utilizzata per acquistare abbonamenti e biglietti, ma anche qualsiasi altra cosa proprio come una carta di credito prepagata. Al contrario di tutte la altre prepagate, però, contiene anche la foto del possessore. Quest’ultimo aspetto contrastava con un precedente parere espresso dal Garante già nel giugno di quest’anno. Qualcuno dirà che il motivo principale per il quale è stata introdotta la tessera del tifoso è quello di arginare il fenomeno della violenza negli stadi, con il desiderio più o meno velato di fare un censimento del mondo ultras. E forse la Polizia di Stato si aspettava che anche gli ultras più violenti sottoscrivessero la tessera, per poterli punire al primo errore. Pensandoci bene, però, sarebbe un po’ come chiedere agli evasori di sottoscrivere una card per le agevolazioni fiscali, o come chiedere ad un ladro di sottoscrivere una scheda per una società che promuova apparecchiature per video sorveglianza. Un paradosso. Infatti quasi tutti gli ultras appartenenti ai gruppi più violenti hanno snobbato la tessera scegliendo di non avere il diritto all’acquisto dell’abbonamento, ma comprando di volta in volta il biglietto per vedere la partita. Sia in casa che in trasferta. Già anche in trasferta. Il non possesso della tessera infatti, non preclude comunque la possibilità di assistere all’evento sportivo della propria squadra fuori casa. Non è possibile occupare un posto nel settore riservato agli ospiti, ma in tutti gli altri settori si. E così è accaduto più di una volta, e siamo solo alle prime partite di campionato, che opposte tifoserie venissero in contatto in tribuna, o nei distinti o in altri settori misti. Con i primi episodi di violenza: è accaduto a Brindisi in occasione di Brindisi –Avellino, a Foggia per il match Foggia-Cavese, ma anche in serie A durante Sampdoria – Napoli o nell’incontro Brescia – Palermo dove un tifoso rosanero è finito in ospedale in gravi condizioni per gli scontri avvenuti in tribuna. Dunque i primi dati non sono confortanti nemmeno sotto questo punto di vista. È ormai chiaro a molti, dunque, come la tessera del tifoso sia per lo più uno strumento commerciale con il quale presumibilmente le banche, principali autrici delle fideiussioni che spesso aiutano la società calcistiche a far quadrare i bilanci, realizzano un profilo dettagliato del tifoso-cliente. Quest’ultimo può così essere invogliato, con campagne pubblicitarie, promozioni, offerte, sconti, alla sottoscrizione della tessera e così fidelizzato ad un circuito bancario come futuro nuovo cliente. Ad oggi le card plastificate sottoscritte sono circa 660.000.

di Fabio Fatica