La legge di stabilità contiene interventi per 13,5 mld in tre anni. È quanto si legge nel comunicato di palazzo Chigi, diffuso dopo il Consiglio dei ministri svoltosi questa mattina alla presenza del Ministro Altero Matteoli e del sottosegretario di Stato alla Presidenza, Gianni Letta. “Premesso che la manovra economico-finanziaria per il predetto triennio è stata, per gran parte, realizzata con il decreto-legge 78 del 2010 – si legge nella nota – gli interventi recati dal disegno di legge di stabilità sono conseguentemente contenuti in circa un miliardo per l’anno 2011, in 3 miliardi per il 2012 ed in 9,5 miliardi per il 2013, da attribuire, essenzialmente, a rimodulazioni di risorse finanziarie già inserite in bilancio ed esposte nelle tabelle della richiamata legge di stabilità, operazioni che di fatto non comportano effetti nel conto economico della pubblica amministrazione”. I dati complessivi della previsione 2011-2013, si legge nel comunicato, “espongono, al netto delle regolazioni contabili, un decremento delle spese finali per un importo di circa euro 11,6 miliardi per il 2011, attribuibili in gran parte alla manovra estiva di finanza pubblica recata dal decreto-legge 78, per cui gli effetti complessivi della manovra stessa appaiono consolidati nell’andamento delle spese finali relative agli anni 2012 e 2013”. Una volta chiuso il capitolo burocratico riguardante la legge di stabilità, ora si potrà passare al lancio della politica dello sviluppo come dichiarato dal ministro Tremonti durante la conferenza stampa indetta questa mattina: “Da oggi possiamo formalmente avviare la seconda fase» quella dello sviluppo, dopo la fase della stabilità di bilancio. Era impossibile presentare un provvedimento di sviluppo che non avesse la base della stabilità – ha aggiunto il ministro – Sarebbe stato non positivo e superficiale da parte del Governo. Il nostro impegno è per la stabilità e lo sviluppo. Il presupposto per lo sviluppo può essere solo la stabilità. Oggi abbiamo pensato alla stabilità, da domani lavoriamo sullo sviluppo”. Intanto, arrivano già le prime critiche dal mondo dell’opposizione che denuncia conti non in regola. “Mancano 5 miliardi di entrate, non so che scelte Tremonti si appresta a fare ma i conti non sono a posto. Senza una vera riforma fiscale ed un meccanismo di controllo della spesa pubblica non andiamo da nessuna parte”. Così il leader Pd Pier Luigi Bersani critica la situazione della finanza pubblica. «La realtà è che – afferma Bersani – così rischiamo di avvitarci in una spirale di stagnazione perchè i tagli portano a meno investimenti e meno investimenti provocano i tagli all’occupazione. Senza contare che i tagli agli enti locali e alle Regioni devono ancora produrre gli effetti sui servizi. I nodi arrivano al pettine”.