G20, Wall Street Journal: “Aziende e a.d. importanti per ribilanciare l’economia”

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Ribilanciare l’economia globale. Questo sarà il tema chiave del G20 che si terrà l’11 e il 12 novembre a Seul, in Corea del Sud, durante il quale si riunirà il vertice tra i capi di Stato e di governo. “Ma mentre i governi e le politiche monetarie e valutarie giocano di sicuro un ruolo in quest’ottica, il ribilanciamento dell’economia dipende dalle decisioni prese nei consigli di amministrazione delle società”. Lo riporta il Wall Street Journal. Le aziende e i loro amministratori delegati “sono fondamentali per far sì che l’economia si bilanci. Sono gli agenti esecutori di tale ribilanciamento” osserva Raghuram Rajan, economista dell’università di Chicago. “Il G20 si è impegnato a Pittsburgh a ribilanciare l’economia, ma finora non ci sono prove di alcun fondamentale cambiamento in questo senso” osserva il Wall Street Journal, sottolineando come “invece che spingere sulla domanda interna, la Cina e la Germania hanno registrato importanti aumenti delle esportazioni e i loro surplus commerciali sono comparabili a quelli del 2009”. Per le aziende e i loro vertici favorire un ribilanciamento dell’economia non è un compito facile, in quanto i consumatori americani rappresentano una fetta talmente grande dell’economia globale che non li rende facilmente sostituibili. “Ogni punto percentuale di calo del tasso di risparmio in Germania e in Cina aumenta in un anno le spese dei consumatori di 42 miliardi di dollari. Ogni punto percentuale di aumento del tasso di risparmio negli Stati Uniti riduce le spese di 100 miliardi di dollari”.
A parlare sul Financial Times, invece, è il presidente della Banca Mondiale, Robert Zoellick il quale afferma la necessità di superare il sistema attuale, che chiama “Bretton Woods II”, perchè considerato una evoluzone di quello concordato nel ’45. La proposta di Zeollick, già segretario di Stato a Tesoro Usa, riflette secondo il quotidiano il malcontento internazionale per i continui interventi di Pechino volti a tenere basso il valore della sua moneta, chiamata anche yuan. La soluzione sarebbe un nuovo meccanismo globale che guidi le fluttuazione dei cambi valutari, basato sulle maggiori divise ma anche sull’oro. L’inclusione dell’oro serivrebbe, dunque, perchè “sebbene i manuali economici lo considerino una vecchia moneta, oggi i mercati lo utilizzano come un asset alternativo”.