Ue: Regioni, a esame taglio fondi se non si rispetta il Patto. De Magistris: “Rischio di infiltrazioni mafiose”

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Di fronte al mancato rispetto del patto di stabilità e di crescita, la Commissione europea potrebbe sospendere o cancellare i finanziamenti destinati alla politica regionale. L’ipotesi è contenuta in una bozza di conclusioni del quinto rapporto Ue sulla politica di coesione. Il rapporto, che traccia le linee della politica di coesione post-2013 evidenzia, secondo quanto si legge nel documento, come uno degli obiettivi debba essere quello di collegare strettamente la politica di aiuti alle regioni alla cornice economica dell’Unione. In questo contesto si prevede, ad esempio, di riformare il principio di addizionalità, quello cioè che prevede che gli stanziamenti dei fondi strutturali Ue non possono sostituirsi a quelli pubblici dello Stato membro e si ribadisce l’importanza del principio del cofinanziamento. Quest’ultimo prevede che per ogni aiuto Ue destinato ad un determinato progetto, lo Stato e la Regione devono aggiungere la loro quota. Il co-finanziamento, secondo l’ipotesi dell’esecutivo Ue, potrebbe tra l’altro essere rivisto e rimodulato per riflettere meglio il livello di pil pro-capite dei territori interessati ai finanziamenti. Nei piani di Bruxelles, la programmazione dei fondi e quindi l’operatività della politica di coesione dovrebbe supportare un nuovo sistema di governance economica e quindi essere collegata direttamente a politiche come, ad esempio, quelle sulla protezione dell’ambiente, sulla «flexicurity’ o sull’innovazione. Per rafforzare la politica di coesione, la Commissione, si sottolinea nella bozza di conclusioni, intende esplorare anche altri strumenti per stabilire, ad esempio, i progressi nei target regionali e nazionali verso il raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020. Un’altro dato preso in considerazione è la riduzione degli “errori” nel settore dei fondi di coesione rilevati sia dalla Commissione parlamentare che dalla Corte dei Conti europea e che, nel corso di un anno, sono passati da un’incidenza dell’11% ad una del 5%. Il problema sullo sfondo, però, non sarebbe tanto quello degli errori dovuti alle complicazioni burocratica nella gestione dei fondi, quanto quello indicato da De Magistris, ex magistrato italiano e attuale presidente della Commissione controllo bilanci dell’Europarlamento: «È preoccupante che l’indice di errore sia particolarmente significativo nelle procedure di appalto. Tutti sanno che dietro a questo fenomeno si possono celare frodi, corruzione e infiltrazione della criminalità organizzata. Quelli che la Corte dei Conti europea nell’esame del bilancio 2009 della Ue definisce “errori”, sono spesso indice di frodi se non di corruzione e di infiltrazioni mafiose. E se anche è vero che per i revisori dei conti il numero complessivo degli “errori” è in calo, le irregolarità sono in aumento nei settori dell’agricoltura e degli appalti pubblici, mentre Spagna, Grecia e Italia sono i paesi in cui si fanno più indebiti pagamenti nel campo dei fondi di coesione. L’Olaf (il servizio antifrode europeo) ha evidenziato tanti casi – ha concluso De Magistris – Alcuni paesi, come la Spagna, la Grecia e l’Italia sono ai primi tre posti nella classifica delle irregolarità. Si impone quindi una domanda politica: cosa vuole fare la Commissione di Bruxelles?»