De Tilla, Oua: ” Con gli spot sulla conciliazione il Ministero ha perso una buona occasone per fare corretta informazione”

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L’Oua che ha reso pubbliche le motivazioni per il ricorso al Tar contro la media conciliazione obbligatoria, che sarà presentato nei prossimi giorni, oggi polemizza con la campagna sui sistemi conciliativi lanciata dal ministero di Giustizia.

Per il presidente dell’Organismo Unitario dell’avvocatura, Maurizio de Tilla, l’iniziativa del ministero di giustizia ha il sapore della propaganda, più che dell’informazione istituzionale: «Si pontifica su alcuni aspetti del nuovo sistema di conciliazione, ma si omettono tutti quegli aspetti che possono risultare ai cittadini scomodi. L’obbligatorietà, i costi, l’eliminazione del diritto alla difesa e le conseguenze sull’accesso a un servizio essenziale come la giustizia.
Anzi, nel messaggio si sottolinea l’assenza dell’avvocato, denunciando così un pregiudizio nei confronti della categoria e del ruolo che questo professionista a tutela del cittadino.
L’obiettivo della campagna pubblicitaria sulle televisioni non sembrano essere i sistemi di soluzione extragiudiziale, ma nascondere i mille problemi che affliggono la giustizia civile e che rimangono inevasi».

«Le ragioni della nostra opposizione alla media conciliazione obbligatoria per le ricadute sul funzionamento della giustizia civile – spiega il presidente Oua – sono note: determinerà un più difficile accesso alla giurisdizione da parte del cittadino e un aumento degli oneri e una lievitazione dei costi tutti a suo carico. Nonchè un maggiore dilatamento dei tempi per la presentazione della richiesta di giustizia al giudice, si fissa, inoltre, questo sistema per più dell’ottanta per cento dei processi, che rimarranno, di conseguenza, paralizzati almeno per un anno. Ma anche costituirà un ulteriore strumento dilatorio per la parte inadempiente che non ha alcuna volontà di conciliare la lite. Inoltre il nuovo sistema è sul piano sistematico, in totale disarmonia con aspetti processuali e tecnici con l’effetto perverso di un probabile corto circuito per innumerevoli domande.

« Non solo – conclude de Tilla spiegando anche le ragioni del ricorso in via di presentazione al Tar -si prevede l’assistenza necessaria dell’avvocato e si pone il legale in una situazione di sfiducia e di sospetto prescrivendo una obbligatoria dichiarazione scritta del cliente sull’avvenuta informativa. Non si individua nel mediatore un soggetto dotato di preparazione giuridica; infine si affida a questa imprecisata figura professionale il potere di formulare un progetto di accordo che, se non viene accettato, può produrre effetti penalizzanti per la difesa giudiziaria del cittadino. Un pasticcio a scapito della giustizia e dei cittadini, altro che spot pubblicitari propagandistici»