Uranio impoverito. Meglio un militare morto che uno ferito

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Il Maggiore Carlo Calcagni illustra le difficoltà che devono affrontare i militari esposti alle contaminazioni da uranio impoverito e le iniziative intraprese per non far calare l’attenzione sul problema

Nel numero 38 del Settimanale avevamo raccontato la storia del Maggiore Carlo Calcagni, “contaminato” dalla sovraesposizione ai metalli pesanti, in particolare all’uranio impoverito. Ma, come per il Maggiore Calcagni, tante sono le storie di ragazzi, partiti per le missioni di pace ed esposti, a loro insaputa, senza una corretta informazione e, soprattutto, senza l’attrezzatura adeguata alle radiazioni dell’isotopo u-236. “E’ importante sottolineare che non si parla solo del Maggiore Carlo Calcagni, ma di tanti altri militari malati o morti in seguito all’esposizione. Io rappresento la categoria delle mogli, delle vittime, dei militari malati, degli orfani che hanno diritto all’assistenza.” – ci conferma il Maggiore Calcagni – “Nei prossimi giorni sarò ascoltato dalla Commissione bicamerale d’inchiesta, presieduta dal Senatore Giorgio Costa, affinché venga realizzato un intervento rapido ed incisivo che renda meno complicato il percorso da fare, anche in relazione ai problemi connessi alle terapie a cui deve essere sottoposto chi soffre di queste patologie. Ho lottato per dare ai miei figli un avvenire più sicuro, “ – continua Calcagni – “non tutti si espongono e chi si espone per lo Stato è un problema: ecco perché si preferisce un militare morto ad uno ferito”.
Il calvario di Calcagni è cominciato nel 2002 dopo un ricovero in una clinica pubblica per accertamenti. I medici militari nelle visite di routine cui vengono sottoposti i reduci delle missioni di pace non avevano rilevato alcuna anomalia. Ci sono voluti, in definitiva, quattro anni per capire, attraverso alcune biopsie, che c’era un nesso causale tra la patologia e il suo impiego nella missione di pace in Bosnia. “Gli specialisti accertarono che il mio corpo aveva subito una massiccia contaminazione di metalli pesanti, che ha causato una mutazione genetica e lo sviluppo di una “maxi” allergia a 125 elementi, conseguenza dell’esposizione alle radiazioni dell’isotopo u-236, una scoria dei reattori nucleari, l’uranio impoverito che l’esercito americano ha utilizzato nei paesi dell’est per rafforzare l’effetto dei proiettili”. Da allora è cominciato il pellegrinaggio in Inghilterra. “La mia giornata comincia alle 06.30 del mattino, quando mi sottopongo ad un cocktail di vaccini, 5 per la precisione. Nel mio corpo inietto 125 sostanze. Questa terapia è necessaria perché altrimenti, venendo a contatto con una di queste sostanze, rischierei la vita. Quindi accendo una sauna a raggi infrarossi, comprata a mie spese. Dopo la colazione effettuo l’ipertermia con questa sauna per far aumentare la temperatura corporea sino ai 39 gradi: la febbre è una delle nostre difese immunitarie. Quindi doccia fredda per far abbassare nuovamente la temperatura e mi reco in ospedale, o a Lecce o a Brindisi, dove mi sottopongo a 4 – 5 ore di cure. Normalmente pranzo anche fuori casa, ma devo sempre andare in giro attrezzato: ho sviluppato intolleranze al glutine, ai latticini ed agli zuccheri e devo seguire una dieta particolare. La sera, prima di andare a letto, grazie all’utilizzo di una macchina, la CPAT, faccio 4 ore di ossigeno perché diversamente avrei problemi durante la notte. Nella relazione dei medici del centro londinese è stata dimostrata l’efficacia clinica delle terapie anche grazie alla determinazione ed al mio carattere. Non è facile sopportare tutto questo”. L’impegno del Maggiore Carlo Calcagni è stato rivolto soprattutto a far conoscere il problema dell’uranio, già noto agli Americani dal 1978, quando erano stati acclarati gli effetti nocivi conseguenti alla sovraesposizione a queste sostanze.”Durante la missione in Bosnia avevamo notato che gli Americani erano più attrezzati di noi, ma non avevamo capito il perché. Siamo stati mandati in missione senza alcuna dotazione specifica e , soprattutto, senza essere informati. Dopo aver portato all’attenzione il problema dell’uranio abbiamo dimostrato che gli Americani avevano informato il Ministero della Difesa sui rischi a cui si andava incontro, fornendo anche le mappe delle zone in cui erano avvenuti i bombardamenti con queste mini bombe nucleari. Le colpe sono gravi, soprattutto di coloro che ci hanno dato l’ordine di andare non informandoci adeguatamente. Alcuni Tribunali hanno condannato il Ministero della Difesa, aprendo uno spiraglio non solo per il risarcimento in sede civile, ma anche in sede penale. Con decreto legge n. 1 del 2010 di rifinanziamento delle missioni internazionali di peacekeeping, è stata introdotta anche una disposizione “salva generali” (articolo 9, IV comma, ndr), con cui viene stabilita la non punibilità di coloro che non ci hanno informato. Oltre all’indifferenza anche questo uccide”. Il Maggiore Calcagni è stato riformato il 30 ottobre 2007 in quanto gli è stata riconosciuta un’invalidità permanente del 100%, equiparata ai grandi invalidi di guerra e consentendogli il riconoscimento del ruolo d’onore. Questo riconoscimento gli ha permesso di rientrare nelle sue funzioni , anche se in un ruolo più istituzionale. “Ho chiesto di rientrare per mettere a disposizione le mie conoscenze normative in materia a disposizione di quanti ne avessero bisogno. Insieme ad altri colleghi abbiamo costituito l’Associazione Nazionale Onlus: ruolo d’onore Carlo Calcagni. L’Associazione non ha finalità lucrative ed opera su tutto il territorio nazionale”.
Altra problematica, al momento, sono le cure: in Italia non ci sono strutture idonee per la cura delle patologie sviluppate dai militari e la stragrande maggioranza è costretta a curarsi all’estero, in particolare in Inghilterra sostenendo spese economiche non indifferenti. “L’Associazione è nata per tutelare i diritti di questi ragazzi, in particolare il diritto all’assistenza sanitaria.” – conferma la segretaria Angela Peschechera – “In Italia non ci sono centri specializzati nella cura delle patologie sviluppate in seguito alla sovraesposizione e questi ragazzi sono costretti ad effettuare viaggi all’estero molto costosi. Nonostante vi siano leggi, le varie fasi e le lungaggini burocratiche vi sono difficoltà ad avere i permessi per curarsi fuori dall’Italia. Avevamo proposto la creazione di un centro pilota in Puglia per la cura di queste malattie, ma le nostre istanze non sono state recepite. Viene negato tutto: il Comitato di Sicurezza nega la causa di servizio perché non ci sono riscontri scientifici circa il nesso esistente tra la contaminazione e lo sviluppo di queste malattie”.

di A. O.

Di seguito la nota informativa sulla nomina a consulente della commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito:

URANIO: IL MAGGIORE CALCAGNI NOMINATO CONSULENTE DELLA COMMISSIONE PARLAMENTARE D’INCHIESTA SULL’URANIO IMPOVERITO

Il Vicepresidente ANTONAZZO Salvatore dell’Associazione Nazionale Onlus per la Tutela dei Diritti “Ruolo d’Onore Carlo Calcagni” dichiara:
“Abbiamo ascoltato con estremo interesse l’audizione presso il Senato della Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uranio impoverito svoltasi ieri 17 novembre del maggiore dell’Esercito, Ruolo d’Onore, Carlo Calcagni, vittima del dovere e dell’uranio impoverito, ammalatosi  a seguito della partecipazione alle missioni  nella ex jugoslavia, ed in diretta abbiamo appreso che il militare è stato nominato “consulente esperto” della medesima commissione.
La nomina comunicata a Carlo Calcagni direttamente dal Senatore Giorgio Costa, Presidente della Commissione, rispecchia – ne siamo certi – la chiara volontà di giungere ad una soluzione della questione nell’interesse di coloro che sono  deceduti o si sono ammalati a causa del servizio prestato per servire lo Stato.
Magg. Pilota E.I. Carlo Calcagni
“Dopo aver lottato per anni – dice il maggiore Calcagni – per ricondurre le burocrazie del Ministero della Difesa ad una più corretta e adeguata valutazione degli obblighi derivanti  dalle norme  poste a garanzia della salute di tutti i militari o civili colpiti da gravi patologie dipendenti da causa di servizio oggi, a maggior ragione, sono pienamente convinto che il mio contributo come consulente potrà essere determinante per velocizzare le procedure e semplificare la normativa vigente.