Cassazione: lecito spiare i dipendenti

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E’ lecito spiare i dipendenti. Lo ha stabilito la Cassazione Sezione lavoro confermando la legittimità del licenziamento per giusta causa, inflitto al direttore di una catena di supermercati Standa di Messina, sorpreso con controlli occulti a prelevare merce dagli scaffali con gli scontrini riciclati. Per la Suprema Corte, “sono legittimi i controlli posti in essere dai dipendenti di agenzie investigative che operano” spiando “come normali clienti e non esercitano alcun potere di vigilanza e controllo”. Inoltre fanno sottolineato che “le norme poste dagli art. 2 e 3 della legge 300 del 1970 a tutela della libertà e dignità del lavoratore, delimitando la sfera di intervento di persone preposte dal datore di lavoro a difesa dei suoi interessi, con specifiche attribuzioni nell’ambito dell’azienda, non escludono il potere dell’imprenditore di controllare direttamente o mediante la propria organizzazione gerarchica l’adempimento delle prestazioni lavorative e quindi di accertare mancanze specifiche dei dipendenti, ciò indipendentemente dalle modalità del controllo che può legittimamente avvenire anche occultamente senza che vi ostino né il principio di correttezza e buona fede nell’esecuzione dei rapporti, né il divieto di cui all’art. 4 della legge del 1970 riferito esclusivamente all’uso di apparecchiature per il controllo a distanza”.
Oltre modo la Cassazione si allinea al giudizio di merito che aveva fatto notare come “la posizione di prestigio del dipendente (direttore del supermercato)) all’interno della struttura commerciale, avrebbe dovuto costituire esempio di correttezza e professionalità per i dipendenti a lui gerarchicamente subordinati”.
Quanto accaduto, secondo Giovanni D’Agata, Componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”, pur non essendo collegato ad un’espressa previsione di legge, indica con ogni probabilità che quell’impresa, come tante altre, non ha esposto con chiarezza un proprio regolamento e non ha dunque chiarito cosa i dipendenti possono attendersi e su cosa possono contare sul posto di lavoro. Si può ricorrere alla legge ma talvolta basta ricorrere al buon senso. E questo non vale solo per il dipendente licenziato dopo essere stato spiato… e comunque “la vigilanza sul lavoro, ancorché necessaria nell’organizzazione produttiva” va “mantenuta in una dimensione ‘umana’ e cioé non esasperata dall’uso di tecnologie o di altro” che violano la privacy del dipendente stesso”.