Presentato ieri a Roma il bilancio sociale. L’incidenza sul Pil è del 10,58%. In Italia 84 pensionati su 100 sono titolari di una pensione dell’Istituto (circa 13,9 milioni di cittadini). In ascesa le prestazioni agli invalidi civili che, negli ultimi cinque anni, sono aumentate del 25,5%
ROMA – Nel 2009 i lavoratori assicurati presso l’Inps sono diminuiti dell’1,3% rispetto al 2008: una flessione “inferiore a quanto temuto rispetto alla crisi economico-finanziaria internazionale”. Secondo l’ultimo Bilancio sociale presentato dall’Inps questa mattina, a Roma, i lavoratori assicurati presso l’Istituto di previdenza sociale sono 19,04 milioni. Di questo totale, 12,85 milioni sono dipendenti, 1,89 milioni sono artigiani, 2,08 milioni sono esercenti di attività commerciali, 477mila sono coltivatori diretti e mezzadri, 1,73 milioni sono iscritti alla gestione separata. Tra i settori di attività, la quota percentuale più elevata è impiegata nell’industria manifatturiera, mentre i lavoratori stranieri rappresentano l’8,2% degli occupati complessivi (il 72,7% risulta alle dipendenze, il 16,5% è lavoratore domestico, il 5,3% svolge un lavoro autonomo, il 4% fa l’operaio agricolo e l’1,5% è iscritto alla gestione separata).
Imprese attive: calo dell’1%. Per quanto riguarda le imprese quelle attive nel 2009 sono pari a 1,58 milioni. Anche in questo caso si è registrata una flessione pari all’1%. I settori in cui si sono registrati variazioni in negativo rispetto all’anno precedente sono le costruzioni (-6,1%), le attività manifatturiere (-2,9%), i trasporti e le comunicazioni (-1,1%). I settori che fanno registrare un segno positivo, invece sono il settore alberghiero e della ristorazione (+2,6%), la sanità e i servizi sociali (+2,3%), i servizi pubblici, sociali e personali (+1,7%) e, infine, alle attività immobiliari e professionali (+1,1%).
La spesa pensionistica. Nel 2009 la spesa pensionistica lorda, previdenziale e assistenziale a carico dell’Inps è stata pari a 173,7 miliardi di euro, con un incremento del 3,4% (+5,7 miliardi) rispetto al 2008, con una incidenza sul Pil nominale pari al 10,58% (che sale all’11,43% se si comprende anche la spesa per le pensioni erogate per conto dello Stato).
Le pensioni erogate. In Italia 84 pensionati su 100 sono titolari di una pensione Inps. E ogni mese l’Istituto dispone l’accredito a favore di 13,9 milioni di cittadini, per un totale di 18 milioni di prestazioni pensionistiche. Le donne rappresentano il 54% dei pensionati, ma percepiscono il 44% dei redditi pensionistici. In media, nel 2009, il numero di pensioni pro-capite è pari a 1,3 (un pensionato, infatti, spiega l’Inps, può essere titolare di una o più pensioni). La maggior parte dei beneficiari (73,9%) ne percepisce una, il restante 26,1% si distribuisce tra titolari, rispettivamente, di due (21,1%) e tre trattamenti (4,5%), mentre lo 0,5% percepisce quattro o più prestazioni.
Gli invalidi civili. A far registrare un incremento sono le prestazioni agli invalidi civili che, negli ultimi cinque anni, sono aumentate del 25,5%, pari a oltre mezzo milione di trattamenti. Cresce, in particolare, il numero delle pensioni (+14,3%), mentre le indennità aumentano del 31,3%. La spesa complessiva nel quinquennio sale del 36,4%.
Al titolare medio meno di mille euro al mese. La “fotografia” del titolare medio è quella di un over 65, percettore di una pensione di vecchiaia, con un reddito lordo mensile inferiore ai mille euro (cifra più alta per chi vive al Nord Italia). I titolari di sole pensioni di vecchiaia rappresentano il 51,2% del totale, seguiti (12,1%) da coloro che ricevono più di una prestazione “Ivs” (invalidità, vecchiaia, superstiti) o di tipo assistenziale (11%). Un altro 10% del totale dei pensionati è rappresentato dai percettori di sole pensioni ai superstiti e dai beneficiari di prestazioni composite, assistenziali e previdenziali insieme, mentre i titolari unicamente di pensione di invalidità previdenziale sono il 5,6%. Per quanto riguarda l’età, le quote più consistenti di pensionati si collocano nelle classi elevate: il 74,2% ha 65 e più anni e il 14,2% un’età compresa tra 60 e 64 anni. Il restante 11,6% ha meno di 60 anni.