Un milione di italiani bevono acqua con troppo arsenico. L’Europa dice stop, il ministero tace, i cittadini ignorati

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Forse non tutti sanno che in alcune regioni italiane ed in particolare in 128 comuni italiani i cittadini, circa un milione, bevono acqua dichiarata potabile ma con soglie di arsenico molto spesso superiori a quella massima consentita.
E così l’ennesima richiesta di deroga alla somministrazione, la terza, effettuata dal governo nei confronti della Commissione europea si è conclusa con la non concessione dell’ulteriore eccezione.
Studi sui pericoli dell’ingestione di arsenico effettuati anche dall’agenzia dall’Autorità per la sicurezza alimentare europea che come è noto a sede in Parma, non hanno ritenuto opportuno definire una dose che non presenti rischi apprezzabili per la salute (la concentrazione media in Europa è inferiore ai 2 microgrammi/litro) concludendo che non è possibile escludere l’esistenza di un rischio per alcuni consumatori.
L’EFSA si è quindi soffermata sui possibili effetti associati all’assorbimento a lungo termine di arsenico inorganico, con conseguenze che fanno accapponare la pelle: lesioni cutanee, tumori alla vescica, ai polmoni e alla pelle oltre ad effetti sullo sviluppo, la neurotossicità, le malattie cardiovascolari, l’interferenza col metabolismo del glucosio e il diabete. Ciò però va correlato ad aspetti senza alcun dubbio soggettivi anche se dall’indagine a cui si è fatto riferimento sembrerebbe che l’ingestione prolungata abbia un incidenza maggiore nell’insorgere delle patologie sopra elencate.
V’è da specificare che i livelli d’arsenico non dipendono da inquinanti ma si trovano naturalmente in falda e pertanto la situazione è di difficile soluzione se non si adottano misure che riducano drasticamente la sostanza nelle acque anche perché secondo Giovanni D’Agata componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” e fondatore dello “Sportello Dei Diritti” è inutile creare allarmismi visto che il problema, peraltro, persiste da anni e potrebbe essere risolto attraverso vari rimedi tra cui la miscelazione con acque a bassissimo contenuto, la ricerca di nuove risorse idriche o in alternativa processi meccanici o chimici che depurano l’acqua dalla sostanza rendendola completamente potabile.
Ciò che sorprende, che nonostante il tempo trascorso da quando nel 2001 è stata abbassata la soglia massima di arsenico di 10 microgrammi/litro, rispetto ai 50 microgrammi/litro precedenti per definire un’acqua potabile e nonostante le precedenti due deroghe rilasciate dalla Commissione, ad oggi non si è fatto nulla o poco per risolvere un problema di questa portata e pertanto sorprende ancor di più l’atteggiamento del Ministero della Salute che pare non si sia attivato, almeno pubblicamente, per avviare tutte le procedure per informare la popolazione interessata e “obbligare” i gestori degli acquedotti a realizzare i rimedi suindicati anche perché non si può costringere i cittadini a comprare solo acqua in bottiglia per servizi idrici che spesso vengono pagati a caro prezzo o farli continuare a bere per altrettanti anni quella stessa acqua con possibili rischi per la salute. Prevenire, come diceva una famosa pubblicità, è meglio che curare.