Università, il meglio è a Bologna

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Nella classifica delle classifiche universitarie vince la storia. Il Super Ranking di Campus, cui il mensile omonimo in uscita domani dedica la copertina, incorona il più antico ateneo del mondo, Bologna, e relega al 75° posto l’università di più recente istituzione, Enna. Nelle piazze d’onore, al secondo e terzo posto, altre due istituzioni plurisecolari: La Sapienza di Roma e Padova. Mentre complice il dibattito incandescente sulla riforma, si sono perse le tracce dell’Agenzia per la valutazione, Anvur (le cui candidature si sono chiuse a settembre), ecco un esercizio di rating tutto giornalistico. Come accade da alcuni anni, Campus mette insieme le principali graduatorie italiane e quelle straniere che censiscano atenei del Bel Paese. Si tratta di quella prodotta, sempre da Campus, nella Guida all’Università, quella del Censis-Repubblica e, da quest’anno, quella di Vision, il think-tank di ricercatori italiani all’Estero che ha messo a punto, nei mesi scorsi, un ranking molto citato. Assente la consueta graduatoria del Sole-24 Ore, molto attenta alla regolarità contabile degli atenei, che quest’anno però il quotidiano confindustriale non ha prodotto. Alle tre classifiche italiane, la redazione di Campus ha aggiunto l’Academic ranking of World Universities prodotto a Shanghai, il ranking delle eccellenze del quotidiano tedesco Die Zeit e del centro di ricerche Che; il ranking del Centre for Science and Technology Studies dell’università olandese di Leida; la classifica dell’Higher Education Evaluation and Accreditation Council di Taiwan; quella del politecnico francese Mines Paris Tech e la Webometrics, prodotta dal Consiglio superiore delle ricerche scientifiche spagnolo. Per il mondo britannico ci sono i punteggi e le posizioni della classifica della QS-Quacquarelli Symonds. Manca il famoso ranking del Times Higher Education, ma unicamente perché non c’è nessuna italiana nell’ultima, rinnovata edizione, fatta con nuovi criteri.
Campus ha riportato su una stessa scala tutti i punteggi, normalizzandoli, come dicono gli statistici, per vedere cioè di quanto ciascun voto si discostasse dalla media della rispettiva graduatoria, e fatto una media. Alla fine ha poi dato un punteggio, assegnando 1000 alla media più alta. Tornando alla graduatoria, a completare il buon risultato degli atenei «storici» figura Pisa, che coglie il sesto posto alle spalle di Torino (quarta) e Milano (quinta), precedendo la Bocconi e i «cugini» di Firenze. Faticano i politecnici che, al contrario, nelle classifiche parziali di Campus e Censis, risultano tra le prime in Italia: quello milanese figura al nono posto, mentre l’omologo torinese si trova solo alla tredicesima piazza. Penalizzati gli atenei specializzati, come le università economiche quali Bocconi, Luiss e Castellanza, o mediche come il San Raffaele o il Campus biomedico, essendo i ranking in questione tarati maggiormente sulle università generaliste. Senza contare poi che il Censis non contempla gli atenei privati. Alla fine, però, la Bocconi, resiste al settimo posto, mentre Luiss, l’ateneo di Confindustria, scivola al 27°. Non esaltante neppure un’altra privata (ma generalista) come la Cattolica: solo 18ma. L’ateneo di padre Gemelli risulta penalizzato dalle classifiche di Shanghai, Taiwan e non brilla nei ranking di Leida e Campus parziale. E sono, di nuovo, le graduatorie internazionali a penalizzare un gruppo di atenei di media popolazione, vale a dire fra i 10 mila e i 50 mila studenti, in genere premiati dalle classifiche italiane.
È il caso di Trento, prima nella sua fascia di popolazione, sia per Campus sia per il Censis, ma solo 22ma nella classifica delle classifiche. L’ateneo trentino, leader lo scorso anno anche nei fondi premiali voluti dal ministro Gelmini, non è classificato da Shanghai e Leida, non ha eccellenze per Die Zeit e sta piuttosto in basso, dalla 401ma alla 500ma posizione, per gli inglesi di Qs.
Per converso, la Federico II, principale e più antico ateneo napoletano, solitamente bistrattato dalle graduatorie italiane, sia Campus che Censis lo collocano agli ultimo posti fra i mega-atenei, risale parecchie posizioni, fino alla 17ma, grazie alla presenza nelle classifiche straniere. Nella fascia dalla 301ma alla 400ma per Shanghai, l’università federiciana ha 12 eccellenze per Die Zeit, un piazzamento medio, 155, per gli olandesi di Leida e classificazioni medio-alte per QS e gli spagnoli di Webmetrics che utilizzano le citazioni scientifiche e i link sul web, su un modello simile a quello di Google Scholar. Napoli, insomma, risorge all’Estero. Ma forse, anche in questo caso, la storia, 786 anni, ha contato.

di Giampaolo Cerri

Fonte: ItaliaOggi