Il Comitato di Basilea sulla Vigilanza Bancaria ha pubblicato oggi le nuove regole sul capitale e sulla liquidità delle banche (www.bis.org), in linea con le richieste dei Leaders del G20 e con le indicazioni del Financial Stability Board. I Governatori e i Capi della Vigilanza dei paesi membri del Comitato di Basilea avevano approvato le linee portanti della riforma il 26 luglio e il 12 settembre 2010 (http://www.bis.org/press/p100726.htm e http://www.bis.org/press/p100912.htm), poi ratificate dai Capi di Stato e di Governo lo scorso novembre al G20 a Seoul. La nuova regolamentazione persegue il rafforzamento della qualità e della quantità del capitale bancario; il contenimento della leva finanziaria del sistema; l’attenuazione dei possibili effetti prociclici delle regole prudenziali; un più attento controllo del rischio di liquidità. I nuovi standard entreranno in vigore con gradualità a partire dal 1° gennaio del 2013. Rispetto alla proposta emanata per consultazione nel dicembre del 2009, le nuove regole riducono l’assorbimento patrimoniale a fronte delle attività per imposte anticipate e delle partecipazioni rilevanti in banche e società finanziarie e assicurative. Viene inoltre parzialmente riconosciuto il contributo patrimoniale alla copertura dei rischi a livello consolidato degli interessi di minoranza detenuti in banche e altre società appartenenti al gruppo soggette a regolamentazione equivalente a quella bancaria. L’effetto della riforma sulle banche è stato stimato attraverso un articolato studio d’impatto quantitativo (Quantitative Impact Study, QIS) condotto con riferimento a dicembre 2009 e utilizzando i dati su base consolidata forniti da un ampio campione di banche; la Banca d’Italia ha partecipato all’indagine coinvolgendo un elevato numero di intermediari, che rappresentano circa il 75 per cento del totale attivo del sistema bancario. I risultati aggregati per le banche dei paesi del G20 e quelle europee sono stati resi noti, rispettivamente, dal Comitato di Basilea (www.bis.org) e dal Comitato europeo dei supervisori bancari (www.c-ebs.org). Se la riforma fosse stata interamente in vigore a fine 2009, le banche dei paesi del G20 avrebbero mostrato esigenze di capitalizzazione – considerato un obiettivo di common equity del 7 per cento (pari a un requisito minimo del 4,5 per cento e a un capital conservation buffer del 2,5 per cento) – per circa 600 miliardi di euro. I gruppi bancari italiani avrebbero registrato un fabbisogno di capitale di qualità primaria per raggiungere il livello del 7 per cento pari a 47 miliardi di euro. La medesima simulazione condotta sui dati riferiti a giugno del 2010 – che tiene conto del rafforzamento patrimoniale già realizzato da alcuni gruppi bancari – mostra una contrazione del complessivo fabbisogno a 40 miliardi di euro; la stima non incorpora alcuna previsione circa il contributo che i redditi futuri potranno fornire al rafforzamento patrimoniale né tiene conto delle strategie aziendali che le banche potranno adottare per adeguarsi alla nuova regolamentazione. Tali esigenze di capitalizzazione si confrontano con una capacità di produzione di reddito che, negli ultimi tre anni, è stata in media pari a 14,5 miliardi di euro all’anno per il complesso delle banche italiane coinvolte nel QIS. Ulteriori dati e informazioni relativamente al campione degli intermediari italiani che hanno partecipato al QIS saranno resi noti dalla Banca d’Italia nelle prossime settimane. Prima del recepimento a livello nazionale, le nuove regole formeranno oggetto del processo di revisione legislativa da parte delle istituzioni europee.