Nel mondo la ripresa dalla crisi prosegue con “intensita’ incerta”, ma l’Italia “delude” perche’ non ha ancora sconfitto “la malattia della lenta crescita”. E’ lo scenario tracciato dal Centro studi di Confindustria, secondo il quale il Pil crescera’ quest’anno dell’1% e non del 1,2% come previsto a settembre, e i consumi aumenteranno di poco (+0,7% nel 2010, +0,9% nel 2011) nonostante l’inflazione sia “sostanzialmente stabile”. Anche le condizioni del mercato del lavoro restano “difficili” e dall’inizio della crisi, cioe’ dal primo trimestre del 2008 a oggi, sono stati persi 540.000 posti. Il tasso di disoccupazione e’ all’8,5% nel 2010 e si stima dell’8,9% nel 2011 e 2012: iniziera’ a scendere molto gradualmente nel corso del 2012, dopo aver toccato l’apice (9%) nel quarto trimestre dell’anno venturo. Insomma, l’Italia continua a soffrire delle “gravi carenze di competitivita’” che erano gia’ emerse nel periodo 1997-2007 e che sono state aggravate dalla recessione. Secondo il Csc, ancora, per rilanciare la crescita e’ necessario puntare e investire nell’Ict. “Sulle prospettive internazionali – per Confindustria – continuano a gravare quattro fondamentali rischi interconnessi: finanza non in ordine (in particolare, nei bilanci bancari), debiti pubblici insostenibilmente elevati (penalizzanti per lo sviluppo economico e sociale), disoccupazione inchiodata ad alti livelli e prezzi immobiliari ancora gonfi”. Per la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, bisogna attuare subito le riforme per centrare l’obiettivo di una crescita di almeno il 2%. “Dai dati – ha detto – emerge che l’Italia continua a crescere troppo poco.
Siamo sotto non solo alla Germania che cresce del 3,4% ma siamo sotto la media europea all’1,5, questo e’ un problema serio”.
Si tratta secondo la leader degli industriali “di un problema per il tasso di disoccupazione che rimane alto, di un problema per le imprese che hanno un difficolta’ di competitivita’ e di redditivita’”. Preoccupati anche i sindacati. Raffaele Bonanni, leader della Cisl, ha affermato oggi che “per far crescere il Pil, bisogna ottenere piu’ investimenti, piu’ produttivita’ aziendale e di sistema. Non c’e’ oggi altra strada percorribile per favorire lo sviluppo. E il sindacato deve stare dentro questo processo”. Il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, giudica invece i dati diffusi da Confindustria “terrificanti”, e chiede “interventi straordinari per incentivare lo sviluppo e garantire le tutele”.
Fonte: Agi