Malgrado l’impegno Ue a difendere la stabilità dell’euro, si teme un attacco della speculazione. Nuove tensioni su Irlanda e Portogallo. Van Rompuy: “sanzioni per chi sfora sul debito”.
Si saprà oggi, con l’andamento degli scambi sui mercati, se la decisione presa dal Consiglio Europeo di creare il meccanismo permanente per difendere la stabilità dell’euro funziona. O se, come sostengono i presidenti dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, e della Bce, Jean Claude Trichet, occorre affiancare nuovi strumenti come gli eurobond e rinforzare la dote di quelli già esistenti come il fondo salva-Stati. A Bruxelles i leader dei Ventisette hanno preso l’impegno solenne di fare “tutto il necessario” per salvaguardare la tenuta della moneta unica: rispettare la road map di risanamento dei bilanci entro il 2013, dotare il fondo dei capitali necessari (dei 750 miliardi di euro disponibili ne è stato utilizzato soltanto il 4% per salvare l’Irlanda), mettere a punto una nuove serie di stress test per le banche. Il tutto sarà reso possibile grazie ad una modifica al patto di Stabilità. Il presidente della Ue, Herman Van Rompuy, avverte che i trasgressori delle regole sul rientro di deficit e debito saranno puniti con una sanzione pari allo 0,2-0,5% del Pil che definisce una “arma di dissuasione” a cui “idealmente non bisognerebbe mai ricorrere”. Il punto è vedere se tutte queste garanzie saranno ritenute sufficienti dai mercati mentre l’euro si attesta a 1,32 sul dollaro. Infatti gli allarmi lanciati in rapida successione dalle agenzie di rating Moody’s su Grecia, Spagna e Irlanda e S&P sul Belgio confermano che gli attacchi della speculazione e le
difficoltà del settore bancario richiedono una risposta sistemica di ben altro spessore. Ma né la volontà comune, annunciata dal cancelliere tedesco Angela Merkel e dal presidente francese Nicholas Sarkozy, di intraprendere una serie di azioni in materia di convergenza delle politiche economiche, competitività, fisco e welfare. Né le rassicurazioni dei Paesi più indebitati (“L’Irlanda non uscirà dall’euro” ha ribadito ieri il ministro degli Esteri, Michael Martin) sembrano in grado di contenere il contagio sul debito dell’Eurozona. Intanto si torna a parlare dell’ipotesi di emettere e-bond lanciata dal presidente dell’Eurogruppo, Jeanc Claude Juncker e dal ministro italiano dell’Economia ,Giulio Tremonti. Bocciata dall’asse franco-tedesco, è sostenuta da Belgio, Portogallo, Spagna e Grecia. Il premier ellenico, Giorgio Papandreou, propone una campagna europea per la raccolta di un milione di firme. Obiettivo: aprire formalmente la discussione in sede Ue.
Fonte: Confcommercio