Nel terzo trimestre 2010 il tasso di posti di lavoro vacanti sul totale dell’industria e dei servizi e’ pari allo 0,6 per cento, con un incremento di 0,1 punti percentuali rispetto al terzo trimestre del 2009. Sono le stime provvisorie rese note dall’Istat, precisando che nell’industria il tasso di posti vacanti e’ pari allo 0,5 per cento, superiore di 0,2 punti rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; nei servizi risulta pari a 0,8 per cento, in aumento di 0,1 punti sullo stesso periodo dell’anno precedente. All’interno dell’industria, rispetto al terzo trimestre del 2009, il tasso di posti vacanti e’ aumentato di 0,2 punti percentuali nelle attivita’ manifatturiere e di 0,3 punti percentuali nelle costruzioni. Nel terziario, il maggiore aumento rispetto al terzo trimestre del 2009 (piu’ 0,3 punti percentuali) riguarda il commercio e riparazioni. All’opposto, una diminuzione tendenziale di 0,2 punti percentuali si e’ registrata nei servizi di trasporto e magazzinaggio.
”L’offerta di posti di lavoro vacanti e’ pari ad una cifra del tutto fisiologica e che e’ comunque molto meno, pari a circa la meta’, di quanto non fosse all’inizio del 2008, cioe’ quando la crisi non era ancora iniziata”. Lo afferma il segretario confederale della Cgil Fulvio Fammoni, in merito all’aumento di posti di lavoro nelle imprese con almeno dieci dipendenti registrato oggi dall’Istat.
Secondo il dirigente sindacale ”vanno letti attentamente i dati: i dati Istat di oggi dicono che i posti vacanti nelle imprese con almeno dieci dipendenti sono circa lo 0,6%. Che significa? Stimando in poco meno di 8 milioni i dipendenti di queste imprese si scopre che sono circa 45mila i posti vacanti o in procinto di diventarlo come dice l’istituto statistico”. Una cifra, secondo Fammoni, ”del tutto fisiologica e che e’ molto meno, pari a circa la meta’, dell’inizio del 2008 quando la crisi non era iniziata. Il 10% in meno circa del secondo trimestre di quest’anno. Una attenta informazione e lettura dei dati direbbe questo e specificherebbe che anche il pieno riempimento di tutti questi posti, che alle aziende chiediamo di fare, non cambierebbe certo – conclude – ne’ il dato ne’ il giudizio sul dramma occupazionale in atto’.
Fonte: Asca