Il presidente del Cnel, Antonio Marzano, e il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini, hanno avviato la costituzione, presso il Consiglio, di un “Gruppo di indirizzo sulla misura del progresso della società italiana”, composto da rappresentanze delle parti sociali e della società civile. L’obiettivo del Gruppo è quello di sviluppare un approccio multidimensionale del “benessere equo e sostenibile” (Bes), che integri l’indicatore dell’attività economica, il Pil, con altri indicatori, ivi compresi quelli relativi alle diseguaglianze (non solo di reddito) e alla sostenibilità (non solo ambientale). Il tema della misurazione del progresso ha due componenti: la prima, prettamente politica, la seconda di carattere tecnico–statistico. Come ormai appare evidente dal dibattito internazionale sull’argomento, non è possibile sostituire il Pil con un indicatore singolo del benessere di una società. Quindi, si tratta di selezionare un insieme di indicatori e fare ciò richiede il coinvolgimento di tutti i settori della società, nonché degli esperti di misurazione. Ecco perché il Cnel e l’Istat hanno deciso di avviare questa iniziativa, in analogia a quanto sta avvenendo in altri paesi.
Il Gruppo lavorerà nel corso dei prossimi 18 mesi con l’obiettivo di:
– sviluppare una definizione condivisa del progresso della società italiana, definendo gli ambiti economici, sociali ed ambientali di maggior rilievo (salute, lavoro, benessere materiale, inquinamento, ecc.);
– selezionare un set di indicatori di elevata qualità statistica rappresentativi dei diversi domini. Tale insieme di indicatori dovrà essere limitato in termini numerici, così da favorire la sua comprensione anche ai non esperti;
– comunicare ai cittadini il risultato di questo processo, attraverso la diffusione il più capillare possibile dell’andamento degli indicatori selezionati.
Inoltre, l’Istat costituirà una Commissione Scientifica che avrà il compito di svolgere il lavoro preparatorio per lo sviluppo degli indicatori statistici più appropriati per misurare il progresso della società italiana, anche alla luce delle raccomandazioni internazionali.
In particolare, nella prima fase (prima metà del 2011), si procederà:
• allo svolgimento di una consultazione pubblica online aperta agli esperti, alla società civile ed ai singoli cittadini per raccogliere i loro contributi sull’importanza delle singole dimensioni del benessere maggiormente rilevanti per la società italiana. Inoltre, l’Istat ha inserito nella propria indagine multiscopo alcuni quesiti sull’importanza che i cittadini danno alle singole “dimensioni” del benessere, utilizzando le categorie suggerito dell’Ocse e dalla Commissione Stiglitz;
• alla definizione, sulla base di tali risultati, delle macrodimensioni del benessere da porre sotto osservazione. La proposta del Gruppo verrà poi presentata alle diverse Commissioni ed all’Assemblea del Cnel per approvazione. 2
Nella seconda fase del progetto (seconda metà del 2011) l’Istat proporrà al Gruppo di Indirizzo i possibili indicatori da adottare per misurare i diversi aspetti del benessere equo e sostenibile, il quale cercherà di pervenire, previa consultazione dei portatori di interesse, ad una proposta condivisa da sottoporre, per approvazione finale, alle diverse Commissioni ed all’Assemblea del Cnel. Infine, a metà del 2012 si procederà alla predisposizione di un Rapporto Cnel–Istat sulla misura del progresso della società italiana, il quale verrà reso disponibile in diverse forme e promosso attraverso i mezzi di comunicazione, così da assicurarne una conoscenza il più diffusa possibile tra la popolazione. L’iniziativa Cnel-Istat pone l’Italia nel gruppo dei paesi (Francia, Germania, Regno Unito, Stati Uniti, Australia, Irlanda, Messico, Svizzera, Olanda) che hanno recentemente deciso di misurare il benessere della società attraverso un insieme selezionato di indicatori statistici di qualità, alla cui selezione partecipano rappresentanti delle parti sociali e della società civile. Tale approccio, suggerito dall’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (Ocse) e dalla “Commissione Stiglitz” costituita dal Presidente Francese Nicholas Sarkozy, fornirà al paese una quadro condiviso dell’evoluzione dei principali fenomeni economici, sociali ed ambientali.
Perché è importante misurare il benessere della società
Gli indicatori statistici risultano particolarmente importanti per delineare e valutare le politiche aventi lo scopo di promuovere il progresso della società. La scelta di questi indicatori è un passo cruciale, in quanto il “cosa si misura” influenza il “cosa si fa”. Se gli strumenti utilizzati non sono corretti, o non riescono a cogliere tutte le caratteristiche dell’oggetto di indagine, possono indurre a prendere decisioni inefficaci o sbagliate. Negli ultimi anni l’alto grado di complessità raggiunto dalla società e la distanza tra l’andamento delle variabili macroeconomiche e la percezione che i cittadini hanno del benessere, hanno alimentato un crescente dibattito sulla capacità degli indicatori maggiormente utilizzati di fornire un’immagine corretta della realtà. Il Prodotto interno lordo (Pil) il principale protagonista di tale dibattito. Misura quantitativa dell’attività macroeconomica, esso ha assunto nel tempo il ruolo di indicatore dell’intero sviluppo economico-sociale e del progresso in generale. Tuttavia, data la sua natura di misura della produzione realizzata dal sistema economico, esso non può fornire una visione complessiva del progresso di una società, ma deve essere integrato con altri indicatori dei fenomeni che influenzano la condizione dei cittadini, quali l’inclusione sociale, la disuguaglianza, lo stato dell’ambiente, ecc. Tali limiti sono ben noti, cosicché negli ultimi quaranta anni si sono moltiplicate le iniziative per sviluppare indicatori alternativi o complementari al Pil (ad esempio, l’Indice di Sviluppo Umano delle Nazioni Unite), ma è solo a partire dal 2004, anno nel quale l’Ocse organizzò a Palermo il primo Forum Mondiale dell’Ocse su “Statistica, Conoscenza e Politica” , che il tema ha interessato in non specialisti ed ha alimentato il dibattito su come andare “oltre il Pil”. In particolare, con la “Dichiarazione di Istanbul”, firmata nel 2007 dall’Ocse, dalle Nazioni Unite, dalla Banca Mondiale, dalla Commissione Europea, dall’Organizzazione della Conferenza Islamica al termine del secondo Forum mondiale Ocse e il lancio del “Progetto Globale sulla misura del progresso delle società” (www.oecd.org/progress) sempre più paesi hanno cominciato a guardare a questo tema con l’attenzione necessaria, avviando iniziative di carattere metodologico e politico.
La conferenza “Beyond Gdp” organizzata nel 2007 dalla Commissione Europea (assieme a Parlamento
Europeo, Club di Roma, WWF e Ocse) ha posto il tema all’attenzione del leader politici europei e nel gennaio del 2008 il presidente francese Nicholas Sarkozy istituì la Commissione sulla misura della performance economica e del progresso sociale. Diretta dai premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen e da Jean-Paul Fitoussi, la Commissione ha concluso i suoi lavori nel settembre 2009, subito dopo la pubblicazione da parte della Commissione Europea della raccomandazione “Pil e oltre: misurare il progresso in un mondo in evoluzione” e del rapporto dell’Ocse sulla misura del progresso delle società. I temi oggetto di questi documenti sono stati poi ripresi nel comunicato finale della riunione di Pittsburg del G20 e soprattutto dal terzo Forum mondiale dell’Ocse, svoltosi in Corea ad ottobre del 2009,con interventi sia del Presidente del Cnel, sia del Presidente dell’Istat.
Le raccomandazioni dell’Ocse e della Commissione Stiglitz
L’approccio proposto dal “Progetto Globale sulla misura del progresso delle società” è stato sposato in pieno dalla Commissione Stiglitz, la quale ha formulato numerose raccomandazioni, sintetizzabili in sei messaggi chiave:
• invece che concentrarsi su un concetto di produzione, quale è il Pil, si deve privilegiare la misura del benessere economico delle persone;
• non esiste una misura singola che possa dar conto di tutte le varie dimensioni del benessere e gli indicatori compositi non sono una risposta soddisfacente, così come la misura della felicità;
• non potendo avere un unico indicatore, ci si deve concentrare sulle dimensioni rilevanti per il benessere degli individui. Sulla base delle ricerche disponibili, otto appaiono le più importanti: lo stato psicofisico delle persone, la conoscenza e la capacità di comprendere il mondo in cui viviamo, il lavoro, il benessere materiale, l’ambiente, i rapporti interpersonali e la partecipazione alla vita della società e l’insicurezza. Inoltre, bisogna guardare alla distribuzione di tutte le dimensioni del benessere (equità);
• la sostenibilità non è solamente un fenomeno ambientale, ma comprende elementi di carattere economico e sociale e può essere misurata solamente guardando agli stock di capitale che la generazione attuale lascia in dote a quelle successive (stock di capitale prodotto, di capitale naturale, di capitale sociale e di capitale umano);
• il lavoro svolto dalla Commissione rappresenta un punto di inizio di questo lavoro, non il punto finale. Per rendere operative le raccomandazioni formulate gli statistici devono fare la loro parte, ma il compito più importante spetta ai politici, i quali, seguendo il percorso indicato nella Dichiarazione di Istanbul, dovrebbero costituire in ogni Paese una “tavola rotonda sul progresso”, cui dovrebbero partecipare rappresentanti di tutte le componenti della società.