Secondo uno studio del del Pd, messo a punto da Marco Stradiotto, la perdita di risorse per i servizi essenziali per i capoluoghi di provincia nel passaggio dai trasferimenti all’autonomia impositiva prevista dalla riforma, è pari complessivamente a oltre 445 milioni ”Tra i 92 Comuni capoluogo considerati – si legge nello studio – 52 otterrebbero benefici dalla riforma proposta mentre gli altri 40 verrebbero penalizzati e di conseguenza alcuni di questi Enti (dipenderà dal livello di fabbisogno standard) dovranno attingere dal fondo perequativo di riequilibrio per garantirsi le entrate necessarie a gestire i servizi”.
In sostanza, si legge nello studio, ”dalle proiezioni appare chiaro che il meccanismo di devoluzione della fiscalità immobiliare come prevista dal D.Lgs. 292 rischia di non dare una risposta corretta alla necessità di riequilibrio nella ripartizione delle risorse tra i diversi Comuni. Per compensare a tali forti differenze è necessario prevedere un fondo perequativo molto capiente e questo rischia di annacquare i federalismo fiscale in quanto resterebbero in vigore dei meccanismi di ripartizione delle risorse simili a quelle degli attuali trasferimenti, con il pericolo di non riuscire a rompere una storica sedimentazione di privilegi creatisi con la spesa e i trasferimenti storici”.
Nel dettaglio, si nota nello studio, ”il Comune capoluogo che otterrebbe i maggiori benefici dalla riforma, così come previsto dallo schema di D.Lgs. 292 ma senza prevedere il fondo perequativo, sarebbe Olbia con un incremento delle entrate del 180%, seguito dal Comune di Imperia con un incremento del 122 %, poi verrebbe il Comune di Parma con il 105% in più, seguito da Rimini con il 74% in più e così via”.
”Mentre il Comune capoluogo più penalizzato – si legge – sarebbe L’Aquila con un taglio del 66% rispetto al 2010, poi verrebbe Napoli con un taglio del 61% rispetto al 2010 (va ricordato che Napoli è il Comune che oggi ottiene il trasferimento per abitante più alto, rispetto a tutti gli altri capoluoghi italiani, 668 euro per ab. contro una media di 387 euro), poi verrebbe Messina con un taglio del 59% rispetto al 2010 e così via”.
Fonte: Adnkronos