Una delle cinque anatre selvatiche rinvenute qualche giorno addietro morte in Sud Corea è stato trovata affetta dal virus dell’ influenza aviaria H5N1. A rivelare la notizia l’ agenzia AFP. Il ceppo virale è lo stesso della pandemia diffusa a cavallo tra il 2005 ed il 2006 e che ebbe, per l’Italia, i primi ritrovamenti nei cigni selvatici infetti. Per fortuna il virus non si è evoluto in una forma di facile trasmissibilità da uomo a uomo ed i non molti casi supposti, a livello mondiale, riguardavano persone dello stesso nucleo familiare e che vivevano a stretto contatto con volatili da cortile.
Intanto in Sud Corea, dove già da alcuni giorni sono stati individuati due focolai del pericoloso Virus, è iniziata la mattanza dei volatili degli allevamenti. Già 100.000 sono stati uccisi. Il comprensibile allarme scatenatosi nei paesi asiatici orientali sembra però ignorare che in alcuni di essi già da tempo l’infezione si è endemizzata. Il virus, cioè, ha trovato le migliori condizioni ambientali per mantenersi. Difficilmente, in questi casi, si arriva ad una totale eradicazione del pericolo. Bangladesh, Cambogia, Cina (Tibet e Xinjiang), India, Laos, Nepal e Vietnam, secondo uno studio francese recentemente pubblicato (vedi articolo GeaPress). Non solo oriente asiatico, però. Tra i paesi ove il virus sembra essersi endemizzato vi è anche l’Egitto, mentre in Bulgaria, nel 2010, sono stati segnalati casi di uccelli selvatici affetti dal virus.
Considerato il pericolo, latente ma potenzialmente incombente, andrebbero attentamente valutate tutte le precauzioni al fine di prevenire ogni generalizzato contatto con la fauna alata, specie se migratrice. Il Governo italiano, invece, non solo ha disposto lo stop al divieto di cattura e detenzione di uccelli da richiamo per i cacciatori (peraltro secondo numerose Sentenza della Corte Costituzionale già illegittimo) ma di fatto tollera, grazie all’effimera previsione di pena, il reato dell’uccellagione.
Non passa giorno, infatti, che non si senta di sequestri di fauna selvatica operati dalle Forze dell’Ordine agli uccellatori, mentre veri e propri mercati illegali di fauna selvatica, soprattutto uccelli, esistono in numerose città italiane. Il più grande, praticamente incontrollato, nel quartiere Sant’ Erasmo a Napoli, seguito poi da quello di Palermo nello storico quartiere di Ballarò. Teoricamente vige un’ Ordinanza, proprio per l’aviaria, che dovrebbe bandire simili mercati, ma, secondo le denunce delle Associazioni (vedi articolo GeaPress) di fatto disattesa.
Fonte: www.geapress.org
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