Nel 2011 entra in vigore un nuovo strumento anti-evasione. Lo rende noto l’Agenzia delle Entrate e prende il nome di “spesometro”; avrà il compito di monitorare i pagamenti che superano una certa soglia. Le nuove regole obbligheranno gli operatori economici a trasmettere al fisco i dati dei propri clienti che hanno effettuato degli acquisti pari o superiori ad una cifra che dovrebbe essere fissata tra i 3.000 – 3.600 euro (resta da decidere se comprensiva di iva o meno).
Uno «spesometro» a due vie, che per imprese e operatori economici rappresenterà la versione semplificata dell’elenco clienti-fornitori abolito nel 2008, ma per gli altri cittadini intende rappresentare una finestra aperta su tutti i consumi significativi. Il nuovo strumento, su cui l’amministrazione finanziaria sta lavorando per attuare le previsioni della manovra d’estate, vedrà le prime comunicazioni ufficiali solo dall’autunno 2011, ma già dalla metà del prossimo anno dovrebbe imbarcare tutti i contribuenti che effettuano acquisti superiori a 3.000 / 3.600 euro. Spese e prestazioni di cui il fisco chiederà conto a professionisti, artigiani e commercianti domandando loro di inviargli i dati, magari indicati negli scontrini fiscali di chi acquista.
Si tratta, in altre parole, di una specie di accertamento presuntivo, ovvero per il fisco più sono i consumi di un determinato contribuente, maggiore deve essere il suo reddito per poterli sostenere.
Seppur, le date in cui è prevista la comunicazione telematica sembrano ancora lontane, la raccolta di informazioni deve cominciare molto prima: per le attività tra imprese l’avvio sarà praticamente immediato, mentre per quelle che riguardano i consumatori l’avvio sarà a metà 2011 (anche se è possibile un periodo-finestra di qualche mese).
Tuttavia, anche per l’anno d’imposta 2010 c’è l’obbligo di un invio telematico simile a quello previsto a partire dal 2011, quanto meno per le imprese ed i titolari di partita Iva. Dalle associazioni di categoria è stato fatto notare, però, come la perdurante mancanza di un provvedimento attuativo chiaro sulla portata dell’adempimento rischiava di mettere in difficoltà molti destinatari. I quali, avrebbero potuto trovarsi nella complicata situazione di dover fornire al Fisco informazioni su operazioni per cui non avevano effettuato un adeguato monitoraggio.
Per evitare dunque un «aggravio» burocratico nei confronti di questi contribuenti – come prescritto esplicitamente dall’articolo 21 del Dl 78 – le Entrate hanno deciso di alzare a 25mila euro l’asticella delle operazioni business to business del 2010, rinviando il debutto delle novità per le operazioni con i consumatori finali. In questa maniera la platea dei 4 milioni di potenziali destinatari dell’obbligo si restringerà notevolmente. Si sta discutendo, peraltro, dell’opportunità di considerare questa soglia al lordo o al netto dell’Iva. Alla fine dovrebbe prevalere l’idea di fissare un limite di 25.000 euro in cui non sia compresa l’imposta.