Unicredit: forte ripresa in Turchia, Polonia, Repubblica Ceca ed Estonia dopo la crisi

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Il PIL regionale dell’Europa centro-orientale crescerà del 3,8% quest’anno, in leggera crescita rispetto al 3,6% del 2010. Si prevede inoltre che in tutti i paesi della regione coperti dalla rete bancaria di UniCredit si registrino utili per la prima volta da quattro anni a questa parte. Sono questi alcuni dei risultati più importanti del numero corrente di “CEE Quarterly”, pubblicati da Economics & FI/FX Research di UniCredit. Lo scenario macroeconomico globale di base è favorevole per l’Europa centro-orientale: i principali mercati di esportazione della regione, come la Germania, la Francia e l’Italia, continueranno ad avere un buon andamento, mentre le banche centrali rimarranno vigili per sostenere la ripresa. Benché vi siano numerosi rischi provenienti dai paesi periferici dell’UEM, questi dovrebbero essere gestibili. Per alcune delle economie più deboli si prevede finalmente una crescita del PIL per tutto l’anno, anche se la solidità della ripresa è ancora da verificare.

In generale il settore industriale dovrebbe confermarsi anche quest’anno un pilastro fondamentale per la regione, anche se il suo contributo si ridurrà moderatamente rispetto al 2010. La maggior parte delle economie della regione ha registrato utili già nel terzo trimestre. Con l’avvicinarsi del nuovo anno il Purchasing Managers Index ha registrato i livelli massimi da 53 mesi e punta a un quarto trimestre 2010 persino migliore in termini di attività economica per l’Europa centro-orientale. “Soprattutto i nuovi paesi dell’UE hanno tratto giovamento da una più forte ripresa della Germania e da una maggiore domanda dall’Asia. La CSI dovrebbe beneficiare dei prezzi delle materie prime stabili, se non in crescita”, ha affermato Gillian Edgeworth, responsabile di EEMEA Economics presso UniCredit: “Nel 2011 dovremmo assistere a una ripresa più ampia della domanda interna, non solo nelle economie più robuste, ma in modo generalizzato.” La disoccupazione ha raggiunto i livelli massimi in molte economie mentre la ripresa delle vendite al dettaglio, anche se in ritardo, sta cominciando ad allinearsi agli utili della produzione industriale.
Anche se i ricercatori di UniCredit sono consapevoli delle negatività che possono palesarsi in futuro, ritengono che non siano sufficienti a frenare la ripresa nei paesi dell’Europa centro-orientale. “Abbiamo individuato tre canali di diffusione dei fattori negativi: domanda esterna, flussi finanziari e ritardi nell’allargamento dell’UE e nell’ingresso nell’AEC II/UEM rispettivamente. Tuttavia, la maggior parte delle economie della regione sono ben protette contro gli sviluppi nella periferia dell’UEM”, ha affermato Gillian Edgeworth. Nel 2009 solo il 3,3% delle esportazioni dell’Europa centro-orientale è stato diretto alle economie periferiche, contro un 15,1% delle esportazioni andato in Germania. I flussi finanziari nell’Europa centro-orientale sono chiaramente dominati dagli investimenti delle grandi economie come la Germania, l’Austria, la Francia ecc. Poiché vi sono sacche di rischiosità, in particolare intorno alla Grecia, la BERS sembra essere molto attenta, avendo annunciato a fine ottobre un prestito da 300 milioni di euro per le controllate della banca centrale greca nella regione.

I deficit di bilancio nella regione continuano a consolidarsi ma nel complesso rimangono più ampi rispetto ad altre regioni dei mercati emergenti e agli indici pre-crisi. Da un deficit di bilancio medio del 7% sul PIL nel 2009, i disavanzi di bilancio dell’anno scorso in Europa centro-orientale dovrebbero attestarsi al 5,4% prima di avvicinarsi al 4,7% del PIL quest’anno. Il debito pubblico continuerà nel complesso ad aumentare nel 2011, rimanendo comunque ampiamente allineato a quello di altre regioni di mercati emergenti, inferiore al 40% del PIL. Se la Croazia, la Polonia e l’Ungheria mostrano tendenze alquanto preoccupanti, la Turchia si distingue per un’ottima disciplina di bilancio. Nei primi dieci mesi del 2010 il disavanzo è stato pari alla metà di quello dello stesso periodo del 2009. Le discipline fiscali sono state sospese e una certa spesa preelettorale nella prima metà di quest’anno rappresenta alcuni rischi. Gli sforzi di Bulgaria, Estonia, Repubblica ceca e Slovacchia volti a ridurre i deficit sono apprezzabili; in Repubblica ceca e in Slovacchia le misure includono anche una riduzione degli stipendi del settore pubblico.

“La crisi ha messo in dubbio il “modello economico” dell’Europa centro-orientale; i singoli paesi sono ora valutati sulla base dei rispettivi meriti e non più come parte di un gruppo”, ha dichiarato Gillian Edgeworth. “La regione non può più contare ciecamente su un flusso infinito di capitali a bassi tassi di interesse, mentre la crisi ha abbattuto alcuni pilastri della politica di questa regione, quale l’intenzione dichiarata di espandere ulteriormente l’UE e l’area dell’euro.” Dopo l’ingresso dell’Estonia nell’UEM e l’adesione della Croazia all’UE i ricercatori di UniCredit ritengono che non saranno accettati nell’area dell’euro altri paesi prima del 2015. Se l’Ungheria e la Polonia, che assumeranno la presidenza a gennaio e luglio, rispettivamente, riusciranno a guidare con successo la politica attraverso questo periodo difficile per l’UE, è possibile che venga meno la riluttanza verso ulteriori espansioni.