Federalismo demaniale: il patrimonio abbandonato passa nella mani degli Enti locali

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Il 17 dicembre, il Consiglio dei Ministri, ha approvato lo schema del decreto legislativo recante: “Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell’art. 19 della legge 5 maggio 2009, n. 42”. Si tratta del primo decreto attuativo del Federalismo fiscale, riguardante l’introduzione del cosiddetto Federalismo demaniale. Con il Federalismo demaniale la proprietà del patrimonio abbandonato e improduttivo passa dallo Stato ai territori che hanno la competenza e la capacità di valorizzarli nell’interesse dei cittadini.
Gli enti locali che ricevono tali beni dovranno, però, indicare sui propri siti internet i processi di valorizzazione cui intendono sottoporli, garantendo così un procedimento assolutamente trasparente e sotto gli occhi di tutti. Un’amministrazione dello Stato che, viceversa, non vorrà trasferire un proprio bene al territorio dovrà pubblicamente indicare e motivare le ragioni per cui lo trattiene in proprietà.
Il disegno di legge recante la delega al Governo in materia di Federalismo fiscale, in attuazione dell’articolo 119 della Costituzione, già approvato in seconda lettura alla Camera il 24 marzo, è stato definitivamente approvato dal Senato 29 aprile scorso (S.117-B).
I voti a favore sono stati 154, quelli contrari 6 e gli astenuti 87 (tra cui i senatori del Pd come era già accaduto alla Camera). Tra i voti favorevoli anche quelli dell’Italia dei Valori. Le dichiarazioni di voto finali hanno confermato un forte consenso delle forze politiche su un testo ampiamente modificato nel corso del suo iter rispetto al disegno di legge originario.
Dopo un confronto con tutti i livelli istituzionali, sono state introdotte numerose modifiche al testo tra cui quelle sulla perequazione infrastrutturale (che ha come obiettivo la riduzione delle differenze tra i territori e la garanzia dei servizi essenziali), sul passaggio per gli enti locali dal principio della spesa storica a quello dei costi standard, sul principio di territorialità, sul Patto di stabilità, sulle aree metropolitane e su Roma capitale che diventa nuovo ente territoriale con speciale autonomia statutaria, amministrativa e finanziaria.
Viene cancellata la riserva di aliquota Irpef, vengono istituite una Commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo fiscale composta da trenta membri tra deputati e senatori e una Commissione tecnica paritetica composta da quindici rappresentanti tecnici dello Stato e quindici rappresentanti tecnici degli enti territoriali.
Il Federalismo fiscale rappresenta una tappa fondamentale nel nostro Paese nel percorso verso la valorizzazione delle autonomie territoriali e verso la responsabilizzazione delle classi dirigenti, attraverso una particolare attenzione per le differenze sostanziali che esistono tra le regioni italiane dal punto di vista economico, demografico e amministrativo.
Si tratta, dunque, di una riforma indispensabile per combattere l’inefficienza delle Amministrazioni che segna l’inizio di un lungo e complesso percorso di cambiamento che porterà l’Italia sulla strada della trasparenza e dell’efficienza.