Benché la crisi abbia colpito duramente l’Europa centro-orientale, l’attività bancaria nella regione rimane un’opportunità. Questa è una delle principali conclusioni dell’ultimo studio sul settore bancario nell’Europa centro-orientale condotto da CEE Strategic Analysis di UniCredit. Il “divario di penetrazione finanziaria” e la “convergenza economica” sono ancora presenti in una prospettiva di medio-lungo termine, rappresentando la base della crescita del settore bancario nell’Europa centro-orientale. Tuttavia l’attività bancaria, che è stata in buona parte finanziata dall’esterno in passato, deve essere riformulata. L’attenzione si sta spostando gradualmente verso la crescita sostenibile a lungo termine, mantenendo l’attenzione sul controllo dei rischi e sull’efficienza. Persistono dei rischi, compresi quelli derivanti dall’aspetto normativo.
Convergenza economica e divario di penetrazione finanziaria ancora presenti
Dopo una crescita media stimata del 3,6% della regione dell’Europa centro-orientale nel 2010, i ricercatori di UniCredit prevedono che la crescita salirà a circa il 3,8% nel 2011. Le previsioni di crescita sono però molto variabili, con l’Europa centrale, la Turchia e la CSI che si rimettono gradualmente in pista, mentre l’Europa sud-orientale è in ritardo e continua ad affrontare le problematiche della necessaria ristrutturazione.
“La crisi non ha colpito il potenziale a lungo termine dell’Europa centro-orientale inerente al “processo di convergenza”, ha affermato Gianni Franco Papa, nuovo responsabile della divisione CEE di UniCredit. “Il modello di crescita regionale basato sull’afflusso di capitali, sull’aumento della competitività e sul miglioramento della qualità della vita è ancora intatto. E lo stesso vale per il divario di penetrazione dei servizi bancari”. Ad esempio la penetrazione dei mutui ipotecari in rapporto al PIL dovrebbe aver raggiunto l’8% nel 2010. Rispetto al 40% dell’area dell’euro indica che vi è ancora un potenziale di mercato. Il potenziale di recupero è evidente anche sul lato corporate, dove i prestiti alle aziende nell’Europa centro-orientale sono al 26% del PIL rispetto al 52% dell’eurozona; inoltre l’offerta di servizi finanziari ai clienti corporate è ancora molto meno completa e articolata rispetto alla norma dei mercati più maturi.
Sia la convergenza economica sia il divario di penetrazione finanziaria costituiscono il fondamento della crescita prevista dell’attività bancaria nell’Europa centro-orientale nel medio-lungo termine. Il settore bancario nell’Europa centro-orientale continuerà a crescere più rapidamente rispetto ai mercati più maturi, anche se la crescita potenziale rimarrà al di sotto dei livelli pre-crisi in quanto tutti i fattori di convergenza avranno un peso inferiore rispetto al passato.
“Il ribilanciamento del modello macroeconomico comporta un cambiamento del modello bancario”, ha osservato Debora Revoltella, responsabile di CEE Strategic Analysis presso UniCredit Bank Austria. “Il settore bancario dell’Europa centro-orientale precedente alla crisi si basava su una crescita rapida degli impieghi, finanziata in gran parte dall’esterno. Sfruttando una liquidità internazionale abbondante e il basso costo del rischio paese, le banche locali erano in grado di sostenere la crescita finanziando i prestiti interni tramite afflusso di capitali stranieri in un contesto di bassi tassi di risparmio interni. Sia i prestiti ai privati sia i prestiti in valuta hanno avuto un’esplosione. Dato il maggiore costo della provvista e gli aumentati costi del rischio paese predominanti oggi, si registra la necessità di concentrarsi maggiormente sulla provvista interna. Inoltre le strategie di prestito potrebbero in futuro diversificarsi in più ampia misura e sostenere maggiormente la crescita economica a lungo termine, quindi con minori prestiti per il credito al consumo, almeno durante la fase di ripresa, e con maggiori prestiti alle aziende, in particolare nei settori produttivi orientati alle esportazioni”, ha affermato Debora Revoltella. In queste circostanze è probabile quindi che il corporate lending si trasformi nel motore per la competitività e la crescita a lungo termine della regione.
Le prospettive a breve termine sono in miglioramento ma persistono dei rischi
La crisi economica si è palesata inizialmente con una stretta della liquidità, seguita da problemi sulla qualità del credito in rapida successione, accompagnati da una crisi del credito. In linea con la ripresa economica, la seconda metà del 2010 ha visto la stabilizzazione della dinamica degli asset problematici, rafforzando i segnali secondo i quali il picco di mutui in sofferenza potrebbe essere raggiunto tra fine 2010 e inizio 2011. “In termini di redditività bancaria il 2010 è stato difficile quanto il 2009, poiché le esigenze di accantonamenti moderatamente inferiori sono state compensate da una minore capacità di generare ricavi”, ha osservato l’economista Debora Revoltella. “Sarà essenziale una piena ripresa della domanda prima che possiamo assistere a un’accelerazione delle attività di finanziamento e del settore bancario in generale.” Per il 2011 l’economista prevede un miglioramento della capacità di generare ricavi da parte delle banche in tutta la regione, ma osserva che il quadro della ripresa rimarrà moderato.
Sfide future
Parallelamente ai cambiamenti nel panorama competitivo del settore bancario mondiale, il più arduo contesto bancario nell’Europa centro-orientale dopo la crisi potrebbe presentare ulteriori sfide. Se da una parte gli investitori internazionali, che sono attivi nella regione da un decennio, riconfermano il proprio forte impegno nei confronti dell’Europa centro-orientale, la ricerca di un posizionamento ottimale potrebbe portare a operazioni di fusione e acquisizione o di asset swap, mentre nuovi operatori in mercati specifici e a livello regionale stanno già mostrando interesse.
“In questo contesto, distinguendo tra gli attori internazionali attivi nella regione, diventeranno fattori sempre più fondamentali per il successo la capacità di sfruttare una solida base di raccolta e una solida patrimonializzazione, un buon accesso ai mercati internazionali e un posizionamento favorevole”, ha affermato il dirigente responsabile della divisione CEE di UniCredit Gianni Franco Papa. Come gli economisti di UniCredit hanno già affermato l’anno scorso, anche la propensione al rischio è essenziale, in quanto fa la differenza tra chi vince e chi perde. Papa ritiene che il Gruppo UniCredit sia ben posizionato per sfruttare l’ulteriore ripresa della regione. Le basi per il successo futuro sono la disponibilità di capitali e della raccolta (compresa l’intenzione del Gruppo di destinare più risorse all’Europa centro-orientale), la rete più capillare con un forte posizionamento nei mercati più dinamici della regione e una buona capacità di sfruttare le competenze del Gruppo.
Tra le sfide che attendono il settore bancario della regione vi sono crescenti pressioni normative nazionali e internazionali. Nel breve termine le preoccupazioni riguardano la forte attenzione alla regolamentazione delle attività sui cambi oltre che l’introduzione di imposte gravose per le banche. Nel medio periodo la sfida è rappresentata dall’attuazione di Basilea III. “Benché la regolamentazione sia benvenuta nei postumi della crisi, il timore è che possa finire per penalizzare con eccessivi vincoli il modello bancario internazionale che è stato alla base della convergenza economica e finanziaria nell’Europa centro-orientale”, ha affermato Debora Revoltella.