Italia 2020: Piano d’azione per l’occupabilità dei giovani

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Preparare i giovani di oggi ai mercati del lavoro di domani ricomponendo la frattura fra istruzione e mondo del lavoro. Questo l’obiettivo del Governo illustrato nel “Piano di azione per la piena occupabilità, Italia 2020 ” presentato dai ministri del Welfare, Maurizio Sacconi, e dell’Istruzione, Mariastella Gelmini, in una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

Un Piano che individua sei priorità: facilitare il passaggio dalla scuola al lavoro, rilanciare l’istruzione tecnico-professionale ed il contratto di apprendistato, rivalutare il tirocinio e le esperienze di lavoro durante lo studio, ripensare il ruolo della formazione universitaria, aprire i dottorati di ricerca al sistema produttivo e al mercato del lavoro.

Sei punti sui quali entrambi i ministri hanno già lavorato e sui quali hanno già indirizzato le loro scelte normative. La novità del Piano “Italia 2020”, infatti, non è tanto nei singoli punti individuati, quanto nell’integrazione tra le politiche e le azioni dei due ministeri. Questo lo scopo della “cabina di pilotaggio” condivisa Welfare-Istruzione, che prevede l’apertura alle parti sociali e alle associazioni di categoria con l’istituzione di un tavolo ad hoc.

Le azioni mirano a costruire prontamente, anche se non in tempi immediati, la mobilità degli studenti universitari e dell’alta formazione e a riconsiderare il valore legale del titolo di studio. La mobilità deve affrontare”ostracoli di natura culturale” ma anche “logistici e finanziari”; i titoli di studio hanno dimostrato di “non poter garantire la qualità e differenziazione dei percorsi formativi”.

L’urgenza di una forte “virata di rotta” è ormai un dato certo per i due ministri: “le proiezioni al 2020 vedono l’Italia in una posizione di grave difficoltà, nel contesto internazionale e comparato, rispetto alle prospettive demografiche, occupazionali e di crescita. Si prevede, in particolare, una forte carenza di competenze elevate e intermedie legate ai nuovi lavori”.

Al di là del momento difficile per l’occupazione, conseguente anche alla crisi economica, in Italia si registra una “doppia patologia” – ha fatto notare Sacconi. Da una parte ” la fuoriuscita precoce dall’istruzione”, con dati che vanno oltre la media europea, dall’altro “un’entrata tardiva nel mondo del lavoro”.

I nostri giovani, ha spiegato ancora il ministro, sono anche quelli della generazione dei “giovani vecchi” (espressione del Prof. Livi Bacci – citato da Sacconi in conferenza stampa), una generazione che “né studia, né lavora proficuamente”, coloro che si trovano nella fascia di età che va dai 15 ai 24 anni.

Qualcosa non torna se è vero che in Italia “sono 180 mila i profili professionali richiesti dalle imprese che scuola e formazione non riescono a soddisfare”, ha ribadito il ministro Gelmini. Insieme ad un’azione decisa sui tempi e le modalità di transizione dalla scuola al lavoro, va dunque ripensata l’offerta formativa, anche con il rilancio effettivo dell’istruzione tecnica e professionale, già previsto con la riforma della scuola secondaria.

Inoltre, ferma restando l’esigenza di ciascuno di seguire le proprie inclinazioni, “lo Stato – ha dichiarato Gelmini – “deve far conoscere le possibilità occupazionali e i tempi di ingresso nel mondo del lavoro” permessi da un indirizzo di studio. Per questo, l’Istruzione ha avviato una ricognizione sull’occupabilità dei vari corsi di laurea, per delineare, entro due mesi, una mappatura della situazione.

Nel frattempo, sono in costruzione anche tre incontri dedicati a Domanda e Offerta di lavoro, organizzati per quelle zone geografiche in cui l’Italia mostra caratteristiche diverse – Nord, Centro e Sud: per promuovere un’integrazione apprendimento-lavoro capace di rispondere alle esigenze del territorio e costruire un’offerta formativa adeguata. Si comincerà dal Meridione.

Una volta completata la ricognizione, sarà più pertinente anche l’attività di orientamento, per indicare ai ragazzi l’occupabilità che un corso di laurea può dare (vedi a tal proposito programma Excelsior).