”Privatizzare il debito”, la ricetta di Capaldo sui conti pubblici. “Sì” della Marcegaglia

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In Italia bisogna ”aggredire con determinazione il debito pubblico” attraverso una ”sorta di privatizzazione”. Pellegrino Capaldo, ordinario di economia aziendale alla Sapienza, in un’intervista al Corriere della sera spiega che ”se e’ vero che il debito pubblico e’ in ultima istanza un debito di noi cittadini tanto vale accollarcelo, almeno in parte direttamente, alleggerendo in corrispondenza lo Stato”.
Le risorse cosi’ liberate, afferma Capaldo, potrebbero essere utilizzate per investire ”secondo un disegno razionale e condiviso. La medicina e’ molto amara ma la guarigione e’ possibile. Dal punto di vista dei cittadini sarebbe un errore ricusare la medicina solo perche’ e’ dura, senza domandarsi se vi siano alternative e senza tener conto dei risultati che e’ in grado di produrre”.
Secondo Capaldo l’Italia ha ”potenzialita’ enormi, potremmo primeggiare in tanti settori. Ma per crescere dobbiamo investire e questo e’ praticamente impossibile perche’ ci mancano i mezzi, soffocati come siamo da un debito pubblico di enormi dimensioni e da un bilancio statale irrigidito oltre ogni misura”.
A condividere la proposta è Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, che spiega: ”In Giunta oggi abbiamo parlato molto del problema del fisco e del debito pubblico che e’ troppo alto. La proposta di Pellegrino Capaldo che ho letto oggi sul Corriere della Sera noi la condividiamo”, ha detto a margine della riunione della Giunta degli industriali. ”Si sta affermando questa idea che la soluzione del problema del debito pubblico debba venire da una patrimoniale, noi siamo in assoluto disaccordo. Noi pensiamo che invece venga dalla vendita di una parte del patrimonio pubblico, come dice Capaldo e come anche il nostro centro studi aveva evidenziato: ci sono 500 miliardi, di cui 385 di immobili vendibili”. Per Marcegaglia si tratta di ”un tema su cui lavorare. Noi saremo disponibilissimi se il governo ci contattera’ o vorra’ un supporto. Riteniamo questa cosa molto giusta e pensiamo sia una cosa su cui andare avanti”.
Una proposta di Capaldo è “interessante” ma “non vorrei che iniziando a parlare di misure straordinarie per tagliare il debito pubblico, si creasse allarme sui mercati finanziari” ha commentato Vincenzo Visco, economista ed ex ministro del Tesoro, che all’Adnkronos spiega: “La proposta ha un senso, una sua razionalita’ e una certa equita’ – aggiunge – ma vorrei ricordare che gli immobili non sono stati gli unici beni a rivalutarsi. Senza contare che sarebbe meglio intervenire per riaggiustare il sistema fiscale. In quella sede si potrebbe decidere un imposizione sul patrimonio consistente ma ordinaria, cosi’ come avviene negli Stati Uniti” dove le tasse sugli immobili sono molto piu’ elevate che in Europa. “Noi – aggiunge Visco – ne avevamo un abbozzo con l’Ici, che e’ stata abolita a furor di popolo”. Di qui la difficolta’, riconosciuta dallo stesso Capaldo, di intervenire su un tema ‘popolare’ come quello del patrimonio immobiliare.
Pur riconoscendo la gravita’ del debito italiano (“che si era accumulato negli ’80, ridotto in quelli ’90 e dal 2001 e’ tornato a crescere, con la parentesi del secondo governo Prodi”), l’ex ministro sottolinea come “una soluzione razionale dovrebbe essere trovata a livello europeo”. A tale proposito, Visco ricorda di aver “avanzato una proposta, discussa in sede di Parlamento Europeo, che libererebbe i bilanci pubblici dell’extra debito: d’altronde non e’ giusto che la gente paghi per un debito di cui non ha colpa”. Anche se, conclude, per quanto riguarda l’Italia “alla fine sarebbe meglio far pagare tasse a chi non le paga”.
Di “proposta intelligente e suggestiva, fatta da una persona di grande capacita’ per la quale tutti abbiamo grande rispetto e stima” parla Lamberto Dini che dice: “La proposta colpisce un solo tipo di ricchezza, la proprieta’ immobiliare, e questo farebbe discutere -premette Dini all’ADNKRONOS-. Inoltre, per coloro che hanno l’immobile di proprieta’ da molto tempo non si puo’ dire che abbiano fino ad oggi goduto di una rendita. Per realizzarla, si pone il problema di come determinare il valore corrente di tutti gli immobili. Sara’ un lavoro grande”, dice ancora l’ex presidente del Consiglio.
“Inoltre, sarebbe un’imposta pesante su plusvalenze non realizzate. Questo normalmente non viene fatto dalla piu’ parte dei sistemi tributari, perche’ generalmente le plusvalenze si tassano al monento in cui sono realizzate, comprese le finanziarie”, sono ancora le osservazioni di Dini.
E se il presidente della commissione Finanze del Senato, Mario Baldassarri (Fli) vede nella proposta il “tassare due volte il risparmio”, chiedendo a Capaldo perche’ “alle societa’ immobiliari quotate in Borsa si e’ accordata la cedolare secca…”, per il presidente della Confesercenti Marco Venturi si tratta di una “follia, un debito accumulato in tanti anni di spesa facile non si puo’ scaricare cosi”’. ”Gia’ ci troviamo in una situazione di bassa crescita e con consumi ridottissimi – sottolinea il presidente – credo che il nostro obiettivo debba essere quello di far crescere il paese e non di cancellare il debito” attraverso la sua distribuzione nel privato.
”Privatizzare il debito pubblico mi sembra una cosa un po’ difficile da digerire”, commenta il parlamentare ‘responsabile’ Massimo Calearo, ex presidente di Federmeccanica, che lancia una proposta: ”Promuoviamo il mecenatismo alla Della Valle defiscalizzando chi investe in arte e cultura”.
”Facciamo nascere tanti mecenati -dice Calearo all’ADNKRONOS- sul modello di Della Valle che ha investito 25 milioni di euro per la ristrutturazione del Colosseo. L’Italia e’ il piu’ grande museo a cielo aperto; defiscalizziamo chi investe in arte e cultura”.
“Sappiamo che in giro c’e’ voglia di patrimoniale perche’ quando non si sa come attaccare i debiti si sceglie di colpire ‘facilmente’ i patrimoni” dice Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. L’idea di una imposta straordinaria sulle plusvalenze immobiliarii, secondo Sforza Fogliani, “ipotizza ‘un’ingiustizia nell’ingiustizia’ perche’ c’e’ una parte del patrimonio immobiliare che non da’ reddito, mi ricorda certe patrimoniali del passato, come quella sui gioielli. Anzi, sarebbe come un ripristino della vecchia Invim”.
Netto anche il giudizio di Helga Thaler Ausserhofer (Svp), componente della commissione Bilancio di palazzo Madama: “Mi pare che la proposta di Pellegrino Capaldo pecchi di scarsa fantasia, perche’ ripropone la vecchia ricetta della tassazione sulla casa, mentre noi diciamo no a nuove tasse sulla casa, e questo anche nell’ambito della discussione sul federalismo municipale”.
Una proposta ”estrema” che si colloca bene solo in un orizzonte da ”catastrofe e da ‘day after”’ dice il segretario confederale della Uil, Paolo Pirani, che all’Adnkronos spiega: ”E’ una misura estrema, di risparmio forzoso che andrebbe contestualizzata in uno scenario di catastrofe gia’ avvenuta”, osserva Pirani.
Per Lino Duilio del Pd, invece, l’idea non andrebbe “scartata a priori” ma andrebbe valutata “in un discorso piu’ complesso”. ”L’idea di Capaldo non e’ particolarmente nuova. Dell’argomento ha parlato di recente Amato e anche nella relazione di Veltroni c’e’ una rievocazione. Si tratta di soluzioni -spiega – non possono essere affidate a boutade improvvisate. Intanto, perche’, per come la macchina pubblica e’ conciata, non e’ facile realizzare un’operazione del genere”.
Di diverso avviso Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd: ”La proposta di Pellegrino Capaldo, come altre proposte emerse negli ultimi giorni, sono sbagliate in quanto profondamente inique. Un’imposta patrimoniale ha senso in un contesto dove i doveri fiscali sono osservati e comunque andrebbe applicata a tutte le tipologie di ricchezza in Italia. L’enorme livello dell’evasione fiscale, farebbe gravare in modo insostenibile il carico sui soliti noti che gia’ pagano troppo”.

Fonte: Andkronos