A gennaio 2011 l’indice del clima di fiducia dei consumatori è sceso, a 105,9 da 109,1 del mese precedente. Il calo è dovuto a un maggior pessimismo sul futuro della situazione economica del paese e della famiglia (l’indice del “clima futuro” passa da 98,1 a 90,9), mentre migliora leggermente l’indicatore relativo al clima corrente (da 116,5 a 117,0).
Anche l’indice relativo al clima economico generale scende da 81,9 a 77,3, mentre si deteriorano in misura minore le valutazioni sul clima personale (l’indice scende da 121,9 a 120,6). Riguardo ai prezzi, i giudizi circa l’evoluzione degli ultimi dodici mesi segnalano una accelerazione e le previsioni sull’andamento futuro mostrano attese di accentuazione della dinamica inflazionistica.
Questo é quanto emerge dall’indagine dell’Istat sullo stato della fiducia dei consumatori.
Pur condividendo le osservazioni di autorevoli esponenti delle associazioni dei consumatori in merito alla necessità dell’indifferibilità di interventi urgenti del governo in grado di rimettere in moto l’economia, quali il rilancio dei consumi attraverso la detassazione dei redditi fissi e la ripresa degli investimenti nella ricerca, tutte questioni assolutamente necessarie ed improcrastinabili, Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti” ritiene che l’esecutivo stia continuando a sottovalutare tali preoccupanti segnali che però non evidenziano un ulteriore circostanza: ossia che anche il livello della soglia di povertà si stia abbassando gradualmente ma troppo pericolosamente e l’abbassamento della fiducia dei consumatori è solo una faccia della medaglia che non evidenzia quante famiglie non siano più in grado di far fronte alle quotidiane esigenze alimentari. Non per essere troppo pessimisti, ma Tunisia, Albania ed Egitto, forse non sono mai state così vicine, non solo geograficamente.