Dalla sanità alla scuola, Italia in ritardo

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Uno studio Bankitalia segnala notevoli ritardi nel confronto internazionale e ampi divari territoriali. Siamo indietro sui servizi offerti a livello centrale (istruzione e giustizia), regionale e locale.

”Notevoli ritardi’ nel confronto internazionale e ”ampi divari territoriali’. È un’Italia che arranca rispetto agli altri Paesi e divisa al suo interno quella fotografata da uno studio della Banca d’Italia sulla qualità e l’efficienza dei servizi pubblici, dalla scuola alla sanità, dalla giustizia ai servizi pubblici locali. Ritardi tanto più pesanti se si considera che ”la quantità e la qualità dei servizi pubblici influiscono sulla competitività di un’economia e sul suo tasso di crescita potenziale’. Nello studio ‘La qualità dei servizi pubblici in Italià, condotto sulle ricerche svolte recentemente a Palazzo Koch, si mette in luce ”l’esistenza di ampi divari territoriali’ sia sulla qualità che sull’efficienza dei servizi pubblici: ”in generale si segnalano significativi ritardi del Mezzogiorno rispetto alle altre aree del Paese’. I divari riguardano i servizi offerti a livello centrale (istruzione e giustizia), regionale (sanità) e locale (trasporti locali, rifiuti, acqua, distribuzione del gas e asili nido): differenziali che – evidenzia l’analisi – non sembrano essersi ridotti nel tempo. Nel confronto internazionale, invece, le performance delle Regioni del Nord sono ”in alcuni casi sensibilmente inferiori a quelle rilevate nei Paesi più virtuosi’: è il caso del sistema giudiziario, in cui la durata dei procedimenti èsignificativamente superiore a quella riscontrata nei principali partner europei (in base agli indicatori della Banca Mondiale, per risolvere una controversia commerciale in Italia nel 201occorrevano 1210 giorni contro una media Ocse di 510 e dell’Ue di 549). Mentre in altri sono ”sostanzialmente in linea’ con i Paesi più virtuosi: così risulta dalle indagini sui sistemi scolastici e da alcuni indicatori di performance dei sistemi sanitari. I divari territoriali riscontrati sembrano derivare da ”differenziazioni non tanto nei livelli di spesa quanto nel grado di efficienza nell’utilizzo delle risorse impiegate’, riconducibile in molti casi ai diversi modelli organizzativi o alla regolamentazione. Per consentire agli amministratori di individuare i problemi e di intervenire efficacemente per risolverli – conclude l’analisi – ”è fondamentale che informazioni sulla qualità dei servizi e, più in generale, sul funzionamento della cosa pubblica siano disponibili e adeguatamente diffuse’. E considerato il ruolo che importanti servizi pubblici svolgono nel sostenere la crescita nel lungo periodo e la necessità per il nostro Paese di contenere le spese, diventa necessario ”che servizi pubblici migliori siano realizzati soprattutto attraverso recuperi di efficienza nella loro fornitura, e non con l’impiego di maggiori risorse’. La razionalizzazione della spesa pubblica erogata a livellodecentrato – aggiunge lo studio – ”acquista particolare rilevanza nella prospettiva dell’attuazione del federalismo fiscale, che garantirà una copertura integrale solo delle spese relative alle funzioni fondamentali’.

Fonte: Confcommercio