È una vergogna che stava per passare nel silenzio l’emendamento inserito nel decreto milleproroghe a tutela di una delle lobby più forti in Italia, quella delle banche. Con un’ennesima legge salva banche si compie un colpo di spugna nei confronti di migliaia per non dire milioni di azioni risarcitorie da parte di cittadini ed aziende titolari di conto corrente che non può essere sottaciuto ed al quale non ci si può non opporre. Così Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”.
Proprio soli due mesi fa le Sezioni Unite della Cassazione con una decisione autorevolissima e generalmente condivisa e condivisibile, la n. 24418 del 02 dicembre 2010, aveva sostanzialmente confermato il diritto da parte dei correntisti a vedersi restituire tutte le somme indebitamente percepite a titolo di interessi passivi dalle banche su tutti i conti correnti con capitalizzazione trimestrale degli interessi come noto di fatto vietata dall’art. 1283 del Codice Civile. Nella sentenza era stato ribadito il principio secondo cui la prescrizione del diritto del correntista a ottenere la restituzione delle somme, illegittimamente addebitate dalla banca sul conto corrente, decorre dal termine di estinzione del rapporto e non dalla data della singola annotazione a debito sul conto, riaffermando il divieto assoluto dell’anatocismo trimestrale e annuale garantendo in questo modo il diritto di tutti i correntisti, vittime dell’anatocismo alla restituzione dell’indebito relativo ad una prassi bancaria illegale.
Con un emendamento “criminale” perché in sol colpo può essere definito “salva banche” ed “ammazza cittadini ed aziende”, inserito nell’art. 2 quinquies, comma 9° del “decreto milleproroghe” che oggi 22 febbraio verrà votato in maniera pressoché blindata anche dalla Camera dei Deputati, viene fatto fuori e ribaltato il principio di diritto espresso dalla Suprema Corte e stabilito con una norma d’interpretazione autentica secondo cui in ordine alle operazioni bancarie regolate in conto corrente con l’art. 2935 del codice civile, si interpretano nel senso che la prescrizione relativa ai diritti nascenti dall’annotazione in conto inizia a decorrere dal giorno dell’annotazione stessa. È evidente che l’emendamento con funzione interpretativa della legge getti una pietra tombale sull’autorevole sentenza della Suprema Corte ponendo le basi da una parte per far perdere le cause già avviate da migliaia correntisti per le quali si sarebbe arrivati a certa vittoria.
Rivolgiamo quindi un ultimo appello alla maggioranza affinché sia immediatamente eliminata una norma vergognosa, certamente suggerita dalla lobby delle banche che getta ancora una volta più di un ombra sulla certezza del diritto e sui diritti dei cittadini. L’Italia dei Valori, si batterà affinché quest’ennesimo scempio in danno ai cittadini non passi inosservato e sia cancellato.
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