Mutui: fino a 624 euro l’anno per circa 2,3 milioni di famiglie

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L’imminente decisione della BCE,che nella riunione del 7 aprile 2011,procederà ad un aumento dei tassi di riferimento,da 0,25 a 0,50 per cento,avrà forti ricadute su circa 2,3 milioni di famiglie che ascoltando i cattivi consigli delle banche,si sono indebitate a tasso variabile,invece degli irripetibili tassi fissi – dichiarano Elio Lannutti e Rosario Trefiletti.
Le rate dei mutui indicizzati subiranno una stangata variabile, da 11 euro al mese (132 euro l’anno) qualora la Bce dovesse aumentare un quarto di punto per un prestito a tasso variabile che passa dal 2 al 2,25 per cento con il costo della rata mensile, per un mutuo decennale di 100.000 euro,che passa da 920 a 931 euro, mentre qualora BCE dovesse aumentare di mezzo punto, il rincaro sarebbe di 23 euro-mese, 276 annui,con il costo rateale mensile che salirebbe a 943 euro l’anno.
Maggiori oneri per un mutuo di 100.000 euro di durata ventennale che passerebbe rispettivamente da 506 euro al mese a 518,con un aumento di 12 euro mensili (144 euro l’anno) nel caso di un + 0,25; di + 26 euro mensili (312 euro l’anno) nel caso Bce dovesse aumentare di mezzo punto,dall’1 all’1,50% il suo tasso di riferimento.
Una maggiore stangata subirebbero i mutuatari con prestiti da 200.000 euro a 10 anni, che prestando fede alle sirene delle banche,sono stati indotti ad indebitarsi a tasso variabile,con i ratei che passano da 1.840 euro mensili a 1.862 (+22 euro al mese,+ 264 euro annui) nella migliore delle ipotesi; mentre se i tassi dovessero aumentare dello 0,50%,le rate saliranno da 1.862/mese a 1.866/mese (+ 46 euro mensili,che significa un maggiore esborso di 552 euro l’anno.
Stangata doppia per un mutuo ventennale di 200.000 euro (dal 2 al 2,50 per cento) che comporterà un aggravio di 624 euro l’anno (+ 52 euro mensili) con un aumento dello 0,50%, mentre nel caso di rincari più lievi, la rata mensile passa da 1.012 euro a 1.036 euro (+24 mese + 264 euro l’anno), a patto che le idrovore banche italiane non facciano la cresta,rincarando ulteriormente i tassi.
L’aumento dei tassi comporterà maggiori oneri per rinnovare lo stock del debito pubblico pari a 281 miliardi di euro in scadenza nel 2011,rispettivamente 125,982 miliardi di euro in Bot; 87,785 in Btp; 30,048 in Cct; 37,301 miliardi in Ctz. Con un ritocco dello 0,25% dei tassi di riferimento BCE, l’onere maggiore sarà di 550 milioni di euro nel 2011; con un aumento dello 0,50 per cento, l’aggravio potrebbe essere di 1,1 miliardi di euro che il Tesoro dovrà mettere in conto nei 9 mesi scarsi che separano la fine del 2011 (dal 7 aprile), con una proiezione a regime sull’intero stock del debito pubblico, attestato a fine dicembre 2010 a 1.843,2 miliardi di euro (119% sul Pil) con un gravame di 87.771 euro a famiglia, 30.720 euro sulle spalle di ognuno dei 60 milioni di abitanti.