Rinnovabili: Napoitano firma il testo. Manifestano le associazioni

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Napolitano ha firmato il decreto legislativo sulle energie rinnovabili varato dal Consiglio dei Ministro lo scorso 3 marzo. Nonostate le varie critiche mosse al nuovo testo, a partire dalla pubblicazione sulla gazzetta ufficiale, il settore sarà disciplinato da nuove regole. Intanto il ministro Romani si prepara ad incontrare i rappresentati delle banche e delle imprese interessate. ““Eravamo entrati in una bolla che sarebbe esplosa al raggiungimento della quota UE al 2020 di 8.000 mw da fotovoltaico – ha dichiarato il Ministro – quota che siamo in grado di raggiungere invece in pochi mesi. Proprio per questo siamo dovuti intervenire tempestivamente per garantire continuità e stabilità per un mercato di lungo periodo. Nessun blocco degli investimenti: chi ha già investito è in grado di rispettare la scadenza di entrata in esercizio al 31 maggio e rientrerà come previsto negli incentivi previsti dal 3° conto energia; chi ha intenzione di investire, avrà con il decreto ministeriale di prossima emanazione, un quadro preciso di quote, parametri e livelli di incentivazione per un piano industriale dall’orizzonte finalmente ampio e non più limitato ad uno o due anni.”
Scontente le associazioni che vedono nel nuovo decreto la fine dello sviluppo del settore.
“In assenza di programmazione energetica – lamenta il WWF – pur prevista dagli stessi provvedimenti varati da questo esecutivo, il Governo dice tutto e il contrario di tutto: nel giugno scorso fa un piano che prevede lo sviluppo delle rinnovabili e poi, sull’onda di polemiche inventate a tavolino sui costi degli incentivi alle rinnovabili, le blocca. La scelta fatta oggi di rinviare la decisione, a seguito della sollevazione non solo degli ambientalisti, non solo degli operatori, ma di migliaia e migliaia di cittadini, non fache aumentare il caos e l’incertezza, rendendo il nostro Paese troppo poco affidabile per gli investitori.
Le rinnovabili e l’efficienza energetica sono la spina dorsale della nuova economia, che si sta sviluppando in tutto il mondo e sono anche l’unica vera strada per garantirsi la sicurezza energetica . Il nucleare ci renderebbe del tutto dipendenti da tecnologie vecchie e straniere, oltre che dall’uranio. Romani – prosegue l’Associazione ambientalista – dica perché è tanto difficile capire che incentivi seri e rapportati ai costi per le rinnovabili, a spese degli italiani (in bolletta) sono un investimento nel futuro. E soprattutto spieghi perché non lo preoccupa il fatto che l’80% dei soldi destinati alle rinnovabili sia finora andato a impianti tradizionali e inceneritori (CIP6) e perché ritiene accettabili i 400 milioni di euro l’anno che gli italiani tirano fuori (sempre in bolletta) per “ripagare” i costi del mancato sviluppo del nucleare (di cui non abbiamo alcun bisogno, visto che abbiamo molta più potenza istallata del reale fabbisogno di energia)”.
Sul piede di guerra sono anche Assoenergie future, Assosolare e il Gruppo imprese fotovoltaiche italiane (Gifi) che giovedì si preparano a manifestare a Roma contro l’apporvazione del testo con collegamenti via web con le realtà locali e le aziende.
“Così come è stato approvato – afferma il Presidente del GIFI Valerio Natalizia – il Decreto determina sin da subito effetti pesantemente negativi quali: il ricorso immediato alla cassa integrazione straordinaria, identificata attualmente nell’ordine di oltre 10.000 unità direttamente impiegate nel settore, il blocco di investimenti per oltre 40 miliardi di euro programmati per i prossimi mesi, il blocco delle assunzioni e la perdita di qualificati posti di lavoro, quali quelli nella Ricerca & Sviluppo. Tra gli ulteriori punti critici inerenti il Decreto appena emanato – prosegue il Presidente del GIFI – mi preme evidenziare con forza il blocco immediato degli ordinativi delle aziende (stimabili in oltre 8 miliardi di euro), il blocco dei contratti in corso (per un valore di circa 20 miliardi di euro) già sospesi e per i quali le aziende dovranno procedere comunque al pagamento dei fornitori, senza ottenere il finanziamento previsto dagli istituti di credito che hanno tempestivamente annullato le delibere di finanziamento, ed infine il fermo degli investitori sia nazionali che internazionali, che ora attendono la pubblicazione del nuovo sistema incentivante”.