Senza la piena attuazione delle misure sullo scioglimento dei legami con Credit Agricole verrà riaperta l’istruttoria. Diversamente l’operazione non potrebbe essere autorizzata perché crea una posizione dominante collettiva di Intesa San Paolo-Banca del Monte di Parma e Credit Agricole nei mercati della raccolta, degli impieghi alle famiglie consumatrici e degli impieghi alle famiglie produttrici, della distribuzione di servizi di risparmio gestito e di prodotti assicurativi nelle province di Parma e Piacenza.
Via libera dell’Antitrust all’acquisizione, da parte di Intesa San Paolo (ISP), del 51% di Banca del Monte di Parma ma se tutte le misure prescritte dall’Autorità per lo scioglimento dei legami tra Banca Intesa San Paolo e Credit Agricole, attualmente oggetto di un procedimento di inottemperanza, non verranno rispettate, l’Autorità riaprirà l’istruttoria.
Secondo l’Antitrust, che dovrà chiudere il procedimento di inottemperanza in corso nei confronti di Intesa San Paolo entro il 15 luglio 2011, attualmente Credit Agricole, a causa dei legami con il gruppo bancario italiano, non può essere considerato un soggetto terzo. L’acquisizione di Banca del Monte di Parma è stata quindi analizzata anche alla luce delle quote di mercato, nei singoli comparti, detenuti da Credit Agricole tramite la controllata Cariparma-Friuladria: ne è risultata una posizione dominante collettiva nelle province di Parma e Piacenza nei mercati della raccolta, degli impieghi alle famiglie consumatrici e degli impieghi alle famiglie produttrici, della distribuzione di servizi di risparmio gestito e dei prodotti assicurativi. Per questo secondo l’Antitrust solo la piena attuazione di misure che assicurino la terzietà tra ISP e Crédit Agricole potrà superare gli effetti restrittivi derivanti dall’acquisizione di Banca del Monte di Parma.
Come è noto, la procedura di inottemperanza nei confronti di Banca Intesa, attualmente in corso, dovrà valutare una serie di iniziative presentate sia da Intesa San Paolo che da Credit Agricole, tra cui l’ulteriore riduzione della quota, attualmente al 4,79% con mandato a un divestiture trustee, e in ogni caso il congelamento dei diritti di voto.