Per le imprese agricole italiane i problemi non finiscono mai. E’ vero che i prezzi all’origine, dopo il crollo del 2009, hanno ripreso a salire (più 1,5 per cento nel 2010), ma è altrettanto vero che i costi produttivi hanno fatto registrare un’impennata quasi doppia (più 2,5 per cento lo scorso anno). Il che significa che i redditi degli agricoltori hanno subito una nuova “sforbiciata”: le stime parlano di un meno 6-7 per cento nell’anno passato. E’ quanto sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori, in merito ai dati resi noti oggi dall’Istat che confermano tutte le difficoltà che incontrano i produttori nella loro attività.
L‘Istat -avverte la Cia- inquadra perfettamente la complessa situazione che stanno vivendo le imprese agricole del Belpaese che, nel 2010, hanno dovuto fronteggiare considerevoli aumenti dei prodotti acquistati (beni e i servizi intermedi e beni di investimento): si va da un più 6 per cento per i mangimi a un più 1,2 per cento per le costruzioni agricole, da un più 6,6 per cento per l’energia e i carburanti a un più 3,3 per cento per la manutenzione e la riparazione delle macchine. Un crescendo preoccupante che lo scarso anno ha costretto più di 25 mila imprese a chiudere i battenti.
Uno scenario negativo che neanche la ripresa dei prezzi praticati sui campi ha schiarito. Gli aumenti, in particolare per frutta, verdura, cereali, non hanno per nulla compensato gli oneri (non solo produttivi, ma anche contributivi e burocratici) che le imprese devono fronteggiare.
Ed è proprio la voce “energia” quella che ha inciso in maniera drammatica sui bilanci delle aziende, serre in testa, a causa del “caro gasolio” e del mancato ripristino delle agevolazioni fiscali. Un costo che è cresciuto anche, e pesantemente, nei primi tre mesi del 2011. Ora la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente con le operazioni primaverili in campagna, ma soprattutto con l’irrigazione e le grandi raccolte dei prodotti durante le quali aumenta considerevolmente il consumo dei prodotti petroliferi.
In più, il quadro che si sta delineando a livello internazionale, con le forti tensioni sui prezzi del greggio e delle materie prime, alimentate da quanto sta avvenendo nei paesi del Nord Africa, a cominciare dalla Libia, contribuirà a rendere ancora più problematico il lavoro degli agricoltori.
Si preannuncia, quindi, uno scenario molto difficile per le imprese agricole che -rileva la Cia- vivono una stagione complessa, caratterizzata da una profonda crisi che ormai si protrae da più di tre anni. Ma il fronte dei costi è da tempo che sta minando le basi della nostra agricoltura. Basti pensare che in cinque anni, dal 2006 a oggi, si è assistito a rincari considerevoli. Per alcuni prodotti i prezzi pagati dall’agricoltore sono addirittura triplicati.