Anche le Fiamme Gialle in campo contro Lactalis. Nel mirino della Guardia di Finanza, che ha effettuato verifiche fiscali sulla principale controllata italiana del colosso francese, la Galbani, sono finiti 300 mln circa di oneri fiscali indeducibili che invece sarebbero stati utilizzati dal gruppo allo scopo di ridurre gli utili e dunque le imposte pagate in Italia, in un periodo che va dal 2002 al 2009.
Sotto esame, scrive MF, e’ finita tutta la complessa operazione finanziaria che ha portato la Galbani a passare di mano tre volte in quattro anni, dalla Danone al fondo Bc Partners nel 2002, poi dal fondo a Lactalis nel 2006. Anche questa mossa della Gdf, sebbene nata molto prima della campagna del gruppo francese sulla Parmalat di Enrico Bondi, diventa un elemento di contrasto all’avanzata di Lactalis in Italia. L’uscita di Lactalis ha lo scopo di pressare anche sui consiglieri di amministrazione di Parmalat che oggi alle 12 si riuniscono per decidere se rinviare o meno l’assemblea gia’ fissata per il 12 aprile, in seguito al decreto del governo che da’ la possibilita’ di spostarla fino al 30 giugno. Per il rinvio, invece, preme il fronte degli italiani. Ieri sera Intesa Sanpaolo (attraverso B.Imi), Unicredit e Mediobanca hanno inviato al presidente di Parmalat, Raffaele Picella, la tanto attesa lettera in cui di dichiarano disposti a “prestare assistenza nella strutturazione di una operazione che sia coerente” con il provvedimento del Consiglio dei ministri approvato proprio ieri, cioe’ l’intervento di un fondo per le imprese strategiche. Secondo indiscrezioni bancarie, l’impostazione dell’operazione prevedrebbe che le tre banche forniscano solo consulenza ed eventualmente finanziamenti, senza pero’ partecipare con capitali a un’eventuale cordata. In gestazione c’e’ un progetto industriale italiano di lungo periodo per Parmalat, di cui dovrebbero far parte Ferrero, sebbene ancora in stand by, e forse anche Granarolo.
Fonte: Borsa italiana