È partita la macchina del progetto confederale per la rappresentanza unitaria delle attività intellettuali. Lo scorso 31 marzo nella Sala Biblioteca del Cnel, Confprofessioni ha inaugurato il primo ciclo di seminari con il primo capitolo del progetto “Reti e filiere”.
A seguito dei recenti provvedimenti del governo a sostegno dei sistemi a reti e filiere, la confederazione, con il supporto di alcuni esperti del settore, approfondisce il tema della relazione e della rappresentanza tra le professioni intellettuali, ordinistiche e non, e l’economia del Paese. «Le iniziative del ministero dell’economia e dello sviluppo economico aprono nuovi orizzonti per le produzioni italiane sui mercati esteri e fortificano quell’esile modello a reti e filiere sperimentato fino ad oggi» ha affermato il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella che ha aperto i lavori. In questa fase post-crisi, l’economia italiana deve essere più competitiva e favorire le imprese italiane, soprattutto le piccole e medie, sui mercati internazionali, contrastando il lavoro a basso costo di Paesi come l’India e la Cina.
Ed è qui che il professionista fa la differenza. Giuseppe Tripoli, capo del Dipartimento per l’impresa e l’internazionalizzazione del ministero dello Sviluppo economico ha evidenziato che ad oggi, sono già 33 le reti registrate, con oltre 205 imprese coinvolte. «il vantaggio della rete non è tanto quello fiscale, quanto quello di creare un sistema di collegamento e aggregazione stabile tra piccole imprese che vive al di là del singolo obiettivo» ha detto Tripoli «La sfida per i professionisti è ristabilire un Know how che passi da una dimensione di competizione ad una dimensione di coalizione di cui la rete è il soggetto principale».
«C’è stato uno sviluppo enorme della componente immateriale, della conoscenza generativa, proprio grazie all’apporto dei professionisti» ha affermato Francesco Giacomin, presidente di Fornace dell’Innovazione, «ma sono le organizzazioni di rappresentanza la cinghia di trasmissione tra i saperi della professionalità e il sistema della produzione». Raccogliere buone pratiche, acquisire maggiore consapevolezza del proprio ruolo e avviare una serie di contatti per diventare motore propulsivo dell’innovazione è una delle sfide che si è posta Confprofessioni per interpretare il futuro delle attività intellettuali. È questo, secondo Enzo Rullani, docente di economia della conoscenza presso la Venice International University di Venezia, il punto di partenza per i knowledge workers. I professionisti o, i lavoratori della conoscenza, come li definisce il professor Rullani, posseggono le tre caratteristiche necessarie per essere competitivi e innovativi nel mercato dei servizi e al fianco delle imprese: autonomia, intelligenza e rischio. «Costruire la rete vuol dire partire dalle persone, imparare i vantaggi del lavorare insieme ed espandersi step by step, passando da forme poco ufficializzate a strutture più formalizzate fino ad arrivare al contratto di rete» ha concluso Rullani.