Rivedere alcune previsioni dello schema di decreto legislativo attuativo del cd “terzo pacchetto” di direttive comunitarie in materia di liberalizzazione dei settori dell’energia elettrica e del gas naturale per evitare ostacoli alla concorrenza. Lo chiede l’Antitrust in una segnalazione inviata a Governo e Parlamento. Secondo l’Autorità, che suggerisce anche la predisposizione di un testo unico sulla materia, è necessario intervenire su sei punti chiave:
1) Le modalità di individuazione da parte del Governo delle infrastrutture coerenti con la strategia energetica nazionale.
L’Antitrust ritiene che l’attuale formulazione del decreto potrebbe avere effetti discriminatori tra i progetti delle società attualmente allo studio o in via di attuazione. Ciò tanto più se si considera che il Governo è l’azionista di controllo dei due incumbent Eni ed Enel. Per questo l’Esecutivo, in sede di prima applicazione della norma, dovrebbe, più che individuare singoli impianti e infrastrutture minime necessarie a raggiungere i propri obiettivi, limitarsi a rendere noto al mercato le esigenze minime per singola tipologia di impianto ed infrastruttura, suddivise per grandi aree territoriali, specificando anche la tempistica desiderata.
2) La disciplina riguardante i membri dell’Organo di sorveglianza nel modello del “Gestore di trasporto indipendente”.
L’Antitrust propone di rafforzare, rispetto a quanto attualmente previsto, l’indipendenza dell’Organo di Sorveglianza, a favore di soggetti il più possibile indipendenti dall’impresa verticalmente integrata, cioè l’Eni. Per questo si suggerisce, come intervento minimo, di prevedere per almeno due membri della “metà più uno” dei componenti dell’Organo di Sorveglianza non sottoposti al vaglio dell’Autorità per l’Energia e il Gas, l’obbligo del rispetto di ulteriori requisiti di imparzialità e, nell’attuale schema di decreto, applicabili solo alla “metà meno uno” dei membri sottoposti al vaglio dell’Autorità per l’Energia Elettrica ed il Gas.
3) Mantenimento delle attività regolate dell’impresa verticalmente integrata sotto il controllo diretto e nella proprietà del Gestore di trasporto indipendente.
Secondo l’Autorità occorre una misura specifica per evitare che le attività di stoccaggio, rigassificazione e distribuzione di gas, attualmente sotto il controllo diretto e nella proprietà del gestore maggiore di trasporto (Snam Rete Gas), possano essere nuovamente trasferite sotto il diretto controllo e nella proprietà dell’impresa verticalmente integrata Eni. Nel recente passato l’Antitrust ha infatti riscontrato i maggiori problemi nel mancato investimento nelle infrastrutture o nella discriminazione nell’accesso.
4) Competenze dell’Antitrust.
Secondo quanto previsto dallo schema di decreto l’Antitrust, decorsi cinque anni dall’entrata in vigore della normativa, avvia un’indagine conoscitiva sul modello di separazione della rete gas. Secondo quanto previsto dalle Direttive del cd “terzo pacchetto” la Commissione Europea è chiamata a una verifica analoga entro il 3 marzo 2013. L’Antitrust chiede pertanto che i tempi della verifica nazionale e di quella comunitaria siano resi omogenei.
5) Condizioni “negoziate” per l’accesso allo stoccaggio di modulazione per i clienti non domestici.
Lo schema di decreto, dopo aver previsto che lo stoccaggio di modulazione per i clienti civili ed i piccoli industriali (con consumi fino a 50.000 metri cubi anno) sia assegnato su base regolata, prevede, invece, che per gli altri clienti industriali e termoelettrici l’accesso allo stoccaggio di modulazione avvenga a condizioni negoziate. Per l’Antitrust invece, vista la presenza di un operatore quasi-monopolista che detiene oltre il 97% della capacità di stoccaggio (Stogit), è preferibile mantenere anche per la domanda industriale e termoelettrica il regime di accesso regolato, in cui le condizioni economiche di accesso allo stoccaggio sono definite dal regolatore di settore.
6) Misure sulla vendita al dettaglio, in particolare dell’energia elettrica.
L’Antitrust segnala l’esigenza di una maggiore chiarezza sulle norme che indicano le fasi del processo di cambiamento del fornitore (positivamente ridotto a tre settimane dallo schema di decreto). Al tempo stesso si chiede di non estendere ulteriormente il perimetro del regime di tutela attualmente previsto, che andrebbe anzi progressivamente superato per garantire lo svolgimento di una corretta concorrenza nei mercati al dettaglio. Si tratta di un obiettivo che potrà essere raggiunto solo quando il mercato si sarà assestato e non si verificheranno più le discrasie che hanno comportato proteste da parte dei consumatori e i conseguenti interventi a tutela di questi ultimi da parte dell’Autorità.