Istat: prosegue la ripresa nell’area euro

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Nell’area dell’euro, la decelerazione del PIL nel quarto trimestre (0,3% dopo lo 0,4% del terzo) è stata determinata dal rinvio degli investimenti in costruzioni per le condizioni climatiche avverse in Francia e Germania e dal rallentamento della domanda mondiale. Lo rileva l’Istat che pubblica i dati della zona euro elaborati in collaborazione con Insee e Ifo. Secondo lo studio, i consumi privati hanno registrato un rimbalzo in T4 (0,4%) in parte attribuibile agli acquisti di automobili in Francia legati alla fine degli incentivi alla rottamazione il 31 dicembre 2010. Si prevede un’accelerazione del PIL in T1 che si affievolirebbe nell’orizzonte previsivo (0,5%, 0,4% e 0,4% rispettivamente in T1 , T2 e T3). I consumi privati dovrebbero stabilizzarsi (attorno allo 0,2%) penalizzati dalle condizioni del mercato del lavoro che, sebbene con elevata eterogeneità a livello nazionale, nel complesso dell’area rimarrebbero fragili. Inoltre, sia il
consolidamento fiscale in molti paesi euro, sia la tendenza al rialzo dell’inflazione peseranno negativamente sui redditi reali delle famiglie. In base all’ipotesi che il prezzo del petrolio si stabilizzi a 113 dollari al barile e che il tasso di cambio dollaro/euro oscilli attorno a 1,38, nell’orizzonte previsivo, l’inflazione si dovrebbe stabilizzare al 2,6% in giugno e settembre, dopo il 2,2% di dicembre 2010. Ci si attende che gli investimenti registrino un rimbalzo in T1, dovuto a una ripresa delle costruzioni e alle migliorate prospettive di crescita. In T2 e T3, gli investimenti continuerebbero a crescere a una velocità più moderata, a causa della decelerazione del commercio mondiale e della incertezza sui mercati finanziari.
Questi ultimi, nei primi mesi del 2011, hanno scontato le tensioni sul debito sovrano di alcuni Stati, in particolare Portogallo, Spagna e Irlanda. Inoltre, le turbolenze nelle nazioni del Medio Oriente e Nord Africa (MENA) hanno rafforzato i timori circa il proseguimento nella tendenza al rialzo del prezzo del petrolio e l’irrigidimento della politica monetaria per contenere l’inflazione. Infine, il terremoto in Giappone ha peggiorato le prospettive per alcuni settori strategici quali nucleare, elettronica, bancario e assicurativo e automobilistico.