Geronzi ed un sistema bancario distorto

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E’ il periodo degli uomini forti che crollano, in Nordafrica, in Medio oriente come altrove. E uomini forti crollano, di colpo, dopo qualche settimana o giornate di resistenza anche nel mondo della finanza. Un esempio fresco sono state le repentine dimissioni di Cesare Geronzi dalla presidenza delle assicurazioni generali. In una interessante trasmissione di Lucia Annunziata, Cesare Geronzi è stato definito come un banchiere di sistema. Ossia un banchiere che permette al sistema politico in quel momento vigente (pecunia non olet parrebbe di capire) di poter contare su gambe finanziarie solide e soprattutto fidate. Forse più che banchiere di sistema cesare Geronzi, una grande mente finanziaria, è stato un banchiere del sistema. La compenetrazione politica finanza era in lui una sintesi naturale, portata con la stessa eleganza con cui indossava i suoi impeccabili doppiopetto. E il sistema funzionava e ha funzionato nonostante l’accavallarsi di repubbliche e di governi di vario stampo e colore (Geronzi ha risolto i problemi economici e creditizi del Partito comunista ma anche quelli di Silvio Berlusconi). Insomma il sistema di Geronzi era un sistema in cui la banca fa politica, sostiene la politica e la protegge, in cambio di un sostanziale affrancamento dai vincoli di bilancio e di mercato della banca stessa. Un do ut des che si è sostanziato nella cessione, ad esempio di Banca di Roma ad Unicredit, una cessione politica considerando il peso enorme delle sofferenze e dei crediti incagliati o problematici o comunque non ripagati che Banca di Roma, guidata da Geronzi, portava con sé (parliamo di qualcosa come 10 miliardi di euro). Questo gioco allora si è fermato. Si può sperare di si ma Geronzi non è l’unico banchiere di sistema o del sistema (è stato ricordato nella medesima trasmissione anche Giovanni Bazoli) e soprattutto il sistema non crolla solo perché uno dei suoi massimi esponenti si fa da parte. Certo è che le banche non possono continuare a fare quello che il loro oggetto sociale non prevede, ossia utilizzare politicamente o per fini che nulla hanno a che fare con l’attività bancaria il mero fatto che danno dei soldi a qualcuno. I disastri bancari di cui è pieno il mondo derivano essenzialmente da questo snaturamento dell’attività di imprestare soldi, ma in Italia il fenomeno del prestito con contropartite diverse dal tasso di interesse è particolarmente radicato e appesantisce in maniera estrema la competitività del nostro paese. La commistione politica banca ha deviato l’attenzione dalla qualità dell’erogazione del credito. Il sistema ha portato negli anni sovente ad arricchimenti ingiustificati secondo le leggi del mercato e dell’efficienza delle imprese ed ha corroso i meccanismi stessi della sovranità popolare, dando forza a politici scelti delle banche stesse. Inoltre ha creato carriere nelle banche che non sono state in grado di premiare i più bravi ma spesso quelli più vicini agli interessi generati dai prestiti distorti. Insomma un sistema troppo profondo per pensare che la fuoriuscita di un big come Cesare Geronzi possa improvvisamente cambiare.

Pietro Colagiovanni